L’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) e il mondo digitale

Laurent Chrzanovski: L’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) è un’istituzione della quale tutti parlano mentre pochi sanno di che cosa si occupa precisamente. Lei ha presieduto diversi gruppi di lavoro, tra i quali quello che ha portato all’adesione della Cina alla WTO. Può spiegarci il ruolo della WTO, anche in quello che la distingue dal suo predecessore, il GATT?

Pierre-Louis Girard: La WTO svolge tre ruoli fondamentali. Il primo è offrire un quadro di regole stabili agli attori del commercio internazionale di beni e di servizi. Il secondo ruolo promuove, attraverso negoziazioni commerciali, la liberalizzazione degli scambi di beni e di servizi o lo sviluppo di nuove regole che si applicheranno a questi scambi – queste negoziazioni si svolgono sotto forma di cicli, come l’Uruguay Round e adesso il Doha Round, oppure sotto forma di sessioni dedicate ad un tema o a un settore specifico. Il terzo ruolo della WTO, infine, è di mettere a disposizione dei suoi membri un sistema di risoluzione dei contenziosi, al quale essi possono indirizzarsi quando sospettano che uno dei loro partner abbia violato le regole del sistema e causato un danno ai loro interessi.

In molti aspetti, la WTO costituisce lo sviluppo e il raggiungimento parziale di molti obiettivi che si erano fissati, nel 1947, i negoziatori dell’Accordo Generale sulle Tariffe doganali e il Commercio (GATT). E’ proprio così che uno degli scopi all’epoca, quello di coprire pure il settore dei servizi, è stato parzialmente realizzato nel quadro dell’Uruguay Round e delle negoziazioni specifiche ai servizi finanziari, che si sono svolte immediatamente dopo. Possiamo aggiungere anche l’accordo sulla protezione della proprietà intellettuale applicata ai beni e ai servizi, che ha definito le regole del commercio internazionale.

 Laurent Chrzanovski: Quali sono le principali direzioni di lavoro della WTO, o quantomeno le principali categorie di prodotti e commerci dei quali si occupa?  

Pierre-LouisGirard:Iprincipaliambitidilavorononsonofondamentalmente cambiati, perché tutto quello che riguarda le condizioni degli scambi costituisce un «work in progress» come dicono gli anglosassoni. Gli sforzi di liberalizzazione del commercio dei prodotti agricoli e dei prodotti manufatti rimangono una componente centrale dell’attività della WTO. Ciò nonostante, quando si tratta di acquisti governativi oppure di aspetti ambientali del commercio dei beni e dei servizi, i requisiti imposti da regolamenti o normative sin dalla loro adozione hanno acquisito un’importanza sempre crescente nel quadro generale delle attività della WTO. Infine, da alcuni anni la WTO e i suoi membri tentano di elaborare – in particolare a beneficio dei paesi in via di sviluppo – procedure e programmi di sostegno per facilitare il commercio, specialmente per snellire le procedure doganali e rendere più semplice i trasporti dei beni.

Laurent Chrzanovski: Il summit de Cancún ha sancito non solo l’inizio di una forma di ostilità aperta, nella quale la WTO figura come capro espiatorio principale, da parte di molti movimenti altermondialisti, ma anche l’inizio di critiche aspre da parte di non pochi governi. Perché?

Pierre-Louis Girard: Il GATT così come la WTO sono stati sempre oggetto di contestazioni. Queste manifestazioni si sono anche, a volte, rivelate particolarmente violente come durante l’Uruguay Round, dove potremmo citare le azioni dei contadini europei – ed in particolare quelli svizzeri -, giapponesi e coreani. Peraltro, sin dalla fine degli anni novanta, tutte le negoziazioni sono state, a livelli molto diversi, accompagnate da azioni e manifestazioni. A quell’epoca risale l’espressione dello malcontento di diverse ONG di paesi sviluppati come di paesi in via di sviluppo, venute ad appoggiare le posizioni governative di questi ultimi paesi o perlomeno quello che le ONG hanno creduto essere nell’interesse di questi paesi. Uno dei punti culminanti dell’azione degli «altermondialisti» è stato di sicuro raggiunto nel 1999, durante la conferenza ministeriale di Seattle, quando abbiamo assistito a un’alleanza tra ONG in favore dei paesi in via di sviluppo, movimenti a difesa del’ecologie, delle tartarughe, delle foche e ben altro ed i rappresentanti delle centrali sindacali americane AFL-CIO che protestavano contro il dumping salariale da parte dei paesi in via di sviluppo. Questa alleanza eteroclita di movimenti è riuscita a bloccare qualsiasi attività nella città di Seattle per ben due giorni interi. Ciò nonostante, la vera causa dell’assenza di risultato della conferenza di Seattle risiede nel fatto che i paesi membri della WTO, e in particolar modo i paesi industriali, non avevano tra di loro un minimo accordo sulla base del quale poter lanciare una negoziazione.

Pe quanto riguarda il Summit di Cancún, abbiamo osservato lo stesso fenomeno di divergenze tra i principali membri industrializzati, in primis tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti d’America sul dossier dell’agricoltura. Questa assenza di consenso ha offerto a parecchi membri in via di sviluppo un’ulteriore opportunità per presentare richieste ancor più importanti rispetto alle promesse che gli erano state fatte due anni prima a Doha. Ricordiamo che sono stati proprio gli stessi paesi dell’Unione Europea e gli Stati Uniti d’America ad aver dichiarato ufficialmente che il Doha Round sarà un «Development Round». 

Laurent Chrzanovski: Oggi, molti stati tra i più potenti tendono a privilegiare incontri o gruppi di lavoro basati su una regione, un’alleanza bi- o plurilaterale o un prodotto specifico. Come si spiega che, ciò nonostante, la WTO non solo rimanga al centro del dibattito, ma che continui ad attrarre persino nuovi membri importanti come la Russia, che ha aspramente negoziato la sua adesione, ottenuta solo nel 2012 (ovvero 9 anni dopo Cancún).

Pierre-Louis Girard: Semplicemente perché il quadro giuridico rappresentato dagli accordi della WTO costituisce ancora oggi la base multilaterale più sviluppata, stabile ed efficace sulla quale possono far leva i paesi per sviluppare i propri scambi e proteggersi contro azioni predatrici lanciate dai partner commerciali. Peraltro, diventando membri della WTO, paesi come la Cina, la Russia e le Repubbliche dell’Ex-URSS, hanno dato una nuova dimensione al loro statuto di soggetto indipendente in termini di diritto internazionale, e di attori attivi nello sviluppo del framework giuridico internazionale.

Laurent Chrzanovski: Oggi, tranne le materie prime, quasi tutti i «prodotti finiti» diventano sempre più ibridi e la percentuale di prodotti dotati di funzione di ricezione/trasmissione di informazioni è in crescita esponenziale. Questo dato non mette in pericolo le negoziazioni svolte in passato con successo sui «servizi» e i «prodotti» così com’erano considerati prima dell’Internet of Things?

Pierre-Louis Girard: Questo fenomeno non è nuovo. La maggior parte delle esportazioni di beni erano già abbinate, nel passato, con elementi del campo dei servizi. Basti pensare al montaggio di una turbina, al servizio post- vendita di macchinari tessili, ecc. Il fatto che i servizi potessero già apparire allora come un’esportazione parallela a quella del bene in sé non cambia nulla al fatto che erano considerati, come un tutto unitario. Esattamente come oggi, quando acquistate un’automobile, comprate probabilmente anche la possibilità di ricorrere ad almeno due servizi integrati nel vostro acquisto: un ricevitore/ trasmettitore GPS e uno Bluetooth.

Laurent Chrzanovski: Pochi Stati, ma spesso tra i maggiori (si possono citare gli USA oppure la Cina) chiamano la WTO per fare eliminare ostacoli che pesano su questo genere di prodotti, quando altri paesi li rifiutano invocando l’eccezione di sicurezza nazionale – rimasta com’era stata definita già nell’articolo XXIb del GATT (datato 30 ottobre 1948!) e poi riprodotto nel 1994 (TRIPS art. 73) e in corso di riadozione, quasi senza nessuna novità, nel GATS (art. 14bis). Pensa che la WTO sarà capace di emettere verdetti su «prodotti» che includono servizi multipli in aggiunta al bene fisico intrinseco?

Pierre-Louis Girard: L’articolo sulla sicurezza nazionale è un articolo fondamentale, che è facile da comprendere ma anche facile da abusare basti pensare alle misure prese ai suoi tempi dall’amministrazione Reagan contro il Nicaragua. Invocare questo articolo implica generalmente considerazioni varie, e spesso non è facile apprezzarne la validità. Non vedo in conseguenza né i membri della WTO, né l’Organo di risoluzione dei litigi, essere disposti a far prova di temerarietà su questo aspetto.

Laurent Chrzanovski: Come si spiega il mancato adattamento della WTO all’ «era digitale» nella quale viviamo oggi? Pensa che sia ragionevole rimanere sui concetti di «mercanzie», «servizi», «beni agricoli e industriali», «prodotti» nonché «diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio» senza considerare prodotti o servizi a forte valore aggiunto che sono ormai automatizzati, digitali, transnazionali?

Pierre-Louis Girard: Le basi giuridiche che esistono oggi sono chiare e solide. Gli eventuali sviluppi inerenti prodotti o servizi «a forte valore aggiunto/automatizzati/ digitali/transnazionali» bisognerebbe che tutti gli Stati membri si accordassero sulla natura esatta di questi prodotti e soprattutto che le disposizioni giuridiche attuali, ovvero quelle internazionali (tra le quali spiccano quelle della WTO) e quelle nazionali (leggi sulla protezione dei dati, leggi sul rispetto della privacy) si rivelino palesemente insufficienti.

Laurent Chrzanovski: Un ricordo particolare della Sua attività alla WTO?

 Pierre-Louis Girard: Mi viene immediatamente in mente una mia visita, alla fine degli anni novanta, alla Ministra del Commercio Estero della Cina. Appena entrato nel suo ufficio, lei mi interpellò: “Allora, Ambasciatore Girard, che ne pensa della Cina di oggi?”. Una domanda alla quale mi venne naturale esclamare: “E’ capitalismo selvaggio!”. E lei non riuscì a trattenere una lunga risata, riconoscendo il lunghissimo cammino in termini di riforme eseguite sin dal 1988, anno della creazione del Gruppo di lavoro per l’entrata della Cina al GATT.

Autore: Laurent Chrzanovski

Pierre-Louis Girard

Biografia

L’Ambasciatore Pierre-Louis Girard è stato Rappresentante permanente della Svizzera presso il GATT (1984-1988), poi Direttore delle negoziazioni di adesione della Svizzera al GATT e alla WTO (1991- 2000) e infine Rappresentante permanente della Svizzera presso la WTO (2000-2007). Dal 1988 al 2001, è stato Presidente del Gruppo di Lavoro sull’adesione della Cina alla WTO.

 

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