Il mondo sottosopra, l’assalto di un microorganismo ha gettato nel panico l’Italia. La penisola “chiude per virus” come molti giornali hanno titolato. L’ora più buia è arrivata con la scuola che chiude i battenti (fatto senza precedenti) “diventando – come ha scritto Ezio Mauro in un recente editoriale apparso su Repubblica – “il simbolo principale di una società presa in ostaggio”. Anche il mondo del calcio (cosa sempre eclatante alle nostre latitudini) si arrende. Stop alle cerimonie religiose, con il papa costretto a un inedito “angelus sotto vetro”, proferito dalla biblioteca vaticana. Una quaresima di grande penitenza per tutti ma senza liturgia, un ulteriore gioco di contrasti in questa strana apnea, che gonfia l’ansia collettiva. E’ arrivato il momento di un reset, non informatico come il linguaggio dell’ICT oggi molto alla moda suggerirebbe, ma un reset mentale e psicologico che ci riguarda tutti, perché tocca quel filo sottile che lega libertà e sicurezza. “L’avanzare dell’epidemia – commenta lo scrittore Antonio Scurati – polarizza agli estremi, nell’era di Internet sembra che non sappiamo vivere senza un’apocalisse all’orizzonte.

Passiamo continuamente dall’inezia al panico, dalla facezia comica al melodramma, quando occorrerebbe recuperare un “codice culturale” capace di elaborare un equilibrato e sano rapporto con la morte e con la vita, per bilanciare azioni e comportamenti”. “Siamo al Crash test di una civiltà – come non dare ragione ad Alessando Baricco che ha dedicato un saggio di successo, “The game” in cui ha indagato a fondo gli aspetti di quel “salto ontologico” dagli atomi ai bit, che segna la condizione dell’uomo nella contemporaneità. “Attenti però, il Game – puntualizza lo scrittore – è solo il nostro piano B, perché il piano A rimane la vita reale, fatta da un mondo più poroso, attraversato da paure a tutte le latitudini”.

Armi, acciao e malattie

“Adeguatezza e proporzionalità” si è appigliato a questi concetti in diverse occasioni in queste difficili settimane il premier cercando di trovare la quadra e una strategia di contenimento efficace dell’epidemia. Ora è il momento di esercitare appieno il senso di una responsabilità individuale che si traduce in bene collettivo, in solidarietà realmente vissuta. “Dobbiamo mettere in atto una fenomenologia dell’ascolto e un’etica di riconoscimento dell’altro – l’invito del gesuita Stefano del Bove, formulato nel bel saggio Valori/Comportamenti che apre le schede del Rapporto Italia Eurispes 2020 va accolto in pieno, perché può essere un “vaccino” prezioso e un argine efficace a contenere il profondo senso di disorientamento che è facile prevedere segnerà le nostre vite nel prossimo futuro.

Il “mostro” ci minaccia nessuno lo conosce ancora a sufficienza, soprattutto poco sappiamo sulle sue capacità di resistenza e di sviluppo. La storia dell’umanità è segnata dalla continua lotta contro il male, che ha assunto in particolari momenti i contorni dell’apocalisse. “Armi, acciaio e malattie”. Non può non venire alla mente il celebre scritto del biologo e antropologo statunitense Jared Diamond che ha provato a riassumere il percorso evolutivo dell’umanità negli ultimi “tredicimila anni” racchiudendolo in un trinomio, attorno a cui l’Occidente ha organizzato un progetto egemonico oggi entrato in crisi, di pari passo al declino della modernità con la sua pretesa di previsione e controllo, alimentata da sorti “magnifiche” e progressive.

La sicurezza richiede una governance integrata

“In uno scenario di iperconnettività in rapida crescita, nel contesto emergente delle smart city, la sicurezza è una questione di rilevanza sociale. Quello che stiamo vivendo è una sorta di stress test non solo per l’Italia, ma anche per l’Europa, che richiede una governance integrata fatta di competenze, mestieri, visioni e sensibilità diverse. Non può esistere un unico protocollo atto a garantire la sicurezza assoluta, occorre sviluppare un lavoro costante di collaborazione che deve vedere fianco a fianco competenze tecniche e decisore politico, nel superamento della vecchia distinzione tra pubblico e privato”, commenta Nicola Sotira tra i massimi esperti di Cyber Security direttore generale della Fondazione noprofit GCSEC e del CERT di Poste italiane, per mestiere abituato a muoversi sulla frontiera mobile che separa il reale dal virtuale. “E’ il fattore umano l’anello debole su cui bisogna agire, bisogna innalzare i livelli di consapevolezza perché nella società del rischio, le crisi planetarie potranno avere un carattere ciclico e ripresentarsi sotto diverse sembianze, quali inevitabili conseguenze di un percorso di sviluppo straordinariamente rapido e denso di contraddizioni”.

Contraddizioni su cui si sofferma Margherita Petranzan, direttore della prestigiosa rivista Anfione e Zeto che ha dedicato uno scritto “La presenza dell’assenza” al soffermandosi sul duplice sguardo su vita e morte in architettura: “In questo momento di grande emergenza – commenta l’architetto – la casa torma ad essere principio dell’abitare nella città totale, quale luogo che finalmente può aiutarci a immergerci, con l’aiuto di buone letture, nel tempo presente. Siamo stati tutti serfisti nella società delle reti, dopo aver corso sulle onde all’impazzata abbiamo fatto naufragio, adesso ci troviamo costretti ad andare nel profondo, non c’eravamo più abituati. Chi riuscirà ad emergere uscirà più forte e anche più consapevole”.

Da strada da fare ne abbiamo per ritrovare un percorso di crescita solidale e consapevole Lo choc planetario, sta, infatti, generando un’onda d’urto per molti aspetti superiore a quella generata dal crollo delle torri gemelle. Crollano le borse lo spread risale a livelli di guardia. “E’ la crisi della globalizzazione – la tesi dell’economista ed ex ministro Giulio Tremonti – Il Pil di Cina, Europa e Stati Uniti scenderà parecchio oltre le previsioni. Dovranno essere ricostruite – aspetto molto delicato quest’ultimo – le filiere produttive che avevano proprio la Cina al centro, che viene meno come modello di stabilità. Il cambiamento cui siamo posti di fronte non poteva essere più brusco, e chiama in causa il ritorno della politica magari – prosegue l’analisi di Tremonti – con un piano di investimenti pubblici, chiama in causa l’Europa”.

Appunto l’Europa, molti sostengono che stia brillando per la sua assenza. Questa emergenza può essere un’ottima occasione di rinnovamento per l’Europa e per l’adozione di un approccio unico. E’ l’auspicio di Giorgio Pacifici, sociologo del cambiamento, autore del saggio Le maschere del male.

“Sembra che il male stia stringendo la sua morsa sull’umanità. Vi sono tante agenzie del male che operano e che prosperano ad ogni latitudine. Non so se l’Europa abbia gli anticorpi necessari (Europe è l’ultimo scritto di Pacifici realizzato con Renato Mannheimer), quello che è certo che l’offensiva di questo male oscuro possiede le sembianze di una fenomenologia del male necessario che ci sta lasciando più soli, fino a prosciugare l’orizzonte di ogni relazione possibile. Mi chiedo: Quanti giusti posson bastare per conferire a questa lotta una forza morale e spirituale, oltre che una guida culturale e intellettuale?”. Difficile dare una risposta a Pacifici dalla prospettiva di un “Paese come il nostro che ci appare come un paziente malato e che avrebbe bisogno di una ri-costruzione e di una terapia speciale, organizzata e sistematica, fatta di cultura, rispetto, senso della storia, attenzione alla verità, obbligo di memoria”, come sostiene il Presidente di Eurispes Gian Maria Fara.

Una ri-costruzione quella sostenuta dallo studioso che andrebbe riletta nell’ottica della ri-fondazione dei luoghi dell’abitare attorno a cui si organizza la convivenza. Immunizzazione e adattamento dovremo oscillare tra questi due versanti se vogliamo averla vinta è la tesi di Gian Paolo Caprettini, filosofo del linguaggio, docente di semiotica dei media dell’Università di Torino. La sicurezza” – ha infatti nel suo stesso tessuto etimologico e culturale una radice sfaccettata, una pluridimensionalità congenita, che la caratterizza come valore, ma anche come obiettivo, come stato d’animo, come condizione esistenziale”. I ricercatori individueranno un vaccino che ci garantirà l’immunità, la scienza fortunatamente va avanti, sono i nostri modelli di comportamento che devono mutare. Questa la “lezione” che dovremmo apprendere a valle della tormentata esperienza, che stiamo attraversando e che potrà servire a tutti in un futuro che ci vedrà diversi.

Autore: Massimiliano Cannata

 

Massimiliano Cannata

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