La mente del hacker  – ed. Luiss University Press

Le metamorfosi dell’hacker nell’orizzonte dinamico della cybersecurity

La mente dell’hacker vive una metamorfosi simmetrica al cambiamento strutturale di reti e sistemi generato dalla rivoluzione digitale, che ha cambiato non solo il “gioco” del potere, ma anche, come ha rivelato molto bene Alessandro Baricco nel suo The Game, la stessa scacchiera entro cui quel gioco viene esercitato. Gli effetti delle trasformazioni sono in larga parte ancora tutti da misurare e comprendere. Sentiremo i loro effetti per lungo tempo, mentre cerchiamo di “trovare la falla…”, per usare le parole di Bruce Schneier, considerato tra le personalità più influenti al mondo sui temi della cyber security. L’attività hacking, dettata dalla continua ricerca delle falle, è ormai una vera e propria arte che si sta allargando a macchia d’olio, investendo l’economia, la finanza, la società. Non è più un affare per pochi smanettatori amanti del software. In coerenza con la necessità di allargare lo spettro, la trattazione del saggio tocca gli ambiti di pertinenza molto ampi: dal diritto alla politica, fino a investire i sistemi cognitivi e la frontiera dell’IA, che sarà il motore di sperimentazione per ulteriori metodi di hackeraggio da attuare in ogni angolo del pianeta. Per capire la portata del fenomeno dobbiamo considerare che siamo di fronte a dei “colletti bianchi” della tecnologia, che si muovono facendo squadra in tutti gli ambiti della vita sociale e produttiva. A ben guardare, la prospettiva di osservazione e di analisi scelta dall’autore non è quella individuale, legata alla visione di una mente sola, come il titolo potrebbe far pensare. Piuttosto, sono i meccanismi di funzionamento di una “mente collettiva” di cui bisogna osservare gli sviluppi, perché espressione di un paradigma destinato a connotare la società dell’informazione entro cui siamo tutti immersi.

Le falle del sistema

Potenzialmente, l’hacker è capace di fare anche del bene: la sua intelligenza nell’interpretare i fenomeni e il suo intuito, se ben indirizzati e guidati, possono essere utilizzati per finalità positive. Il velato ottimismo che si respira nelle ultime pagine nasce dalla natura ambivalente che ha da sempre avvolto di un “fascino” particolare questa figura, che ormai domina le pagine dei giornali e capace di influenzare il dibattito pubblico. Il punto nodale, su cui bisogna soffermarsi, sono le competenze, cioè la capacità di conoscere a fondo i meccanismi di funzionamento del digitale, che determinano la scelta oppositiva tra bene e male. È duplice, infatti, la strada da percorrere: investire tutte le capacità di cui si è capaci per rafforzare la resilienza del sistema oppure, al contrario, inserirsi nei “bug”, cha si creano a ogni livello, in quegli interstizi “aperti” al furto dei dati e delle informazioni, utili a impossessarsi del nuovo petrolio: le identità, con le storie professionali e biografiche che le caratterizzano. Impossessarsi del dato, divenuto un asset sociale, vuol dire arricchirsi a scapito delle imprese e dei cittadini, sottraendo ricchezza, limitando la sfera del bene comune, come sta avvenendo in “questa ultima fase del capitalismo”. Potere e tecnologia tendono ad allearsi, facendo leva sulle crescenti diseguaglianze che rendono le élite del “finanzcapitalismo” più forti della democrazia e degli stessi poteri di controllo su cui si regge. Si possono cogliere risvolti molto delicati andando a fondo della trattazione di Schneier, in cui si parla di valori come la fiducia – messa a dura prova dal crimine informatico che agisce su vasta scala – e si parla con preoccupazione di rischio esistenziale se consideriamo che tutto è hackerabile, lo dimostra il fatto che le reti produttive ma anche sociali si stanno trasformando in un campo di battaglia, sotto il perenne bersaglio di organizzazioni senza scrupoli.

La realtà aumentata e il “mondo 3” di Popper

Gli alert che giornalmente diffondono la Polizia Postale e l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale ci parlano di attacchi DDoS, di campagne offensive rivolte alle istituzioni, di manomissione di conti correnti dei privati cittadini e di operazioni sempre più diffuse di defacement dei siti web. Il camuffamento di identità, che cambia faccia ai portali, è un’emblematica fenomenologia di trasformazione degli alfabeti della comunicazione: artefice di un mescolamento delle carte che altera il “game” di Baricco, citato all’inizio. La realtà aumentata nelle sue molteplici definizioni ci porta a popolare “mondi virtuali” ancora poco leggibili. Chissà dove Karl Popper, teorizzatore dei “tre mondi”, avrebbe collocato l’infosfera.Forse la avrebbe considerata come una propaggine del suo “mondo 3”, uno spazio di significato in cui verità e falsità convivono e fanno parte del nostro linguaggio, che esprime contenuti e saperi. Una dimensione che, oggi, la categoria del digitale proietta in una categoria nuova, ibrida, entro cui oggetti fisici e immateriali si fondono tutt’uno. La mente dell’hacker agisce in questi confini porosi, rafforzando costantemente le capacità cognitive di lettura dell’innovazione. In questa dinamica, che vede l’innovazione come opportunità ma anche come rischio, anche la resilienza assume una connotazione mutante, come la mente: plastica, in virtù della sostanza neuronale che ne regola il funzionamento. I ritmi dell’evoluzione proiettano ancora più avanti queste considerazioni. “Molto presto, infatti – scrive l’autore nell’introduzione – i sistemi di AI scopriranno nuovi hack, e tutto cambierà. Fino a oggi, l’hacking era stato un contesto umano, con hacker umani e hack soggetti ai limiti degli esseri umani. Questi limiti stanno per essere superati. La AI non hackererà solo i nostri computer, ma anche i nostri governi, i nostri mercati, o perfino le nostre menti. Le AI hackereranno i sistemi con velocità e abilità impensabili per gli hacker umani”. È bene soffermarsi su quest’ultimo passaggio: lo sviluppo della tecno-scienza impone risposte urgenti, siamo già oltre, non ci possono essere più intoppi nel percorso di crescita della conoscenza.

Autore: Massimiliano Cannata

 

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