Il valore della fiducia nella società delle reti

Il Rapporto di Italiadecide 2022 insiste su un termine chiave dalla duplice valenza etica ed economica: la fiducia, perno essenziale dello sviluppo sostenibile e della crescita. La pubblicazione completa una trilogia iniziata nel 2019 con la Presidenza di Luciano Violante. Con metodo scientifico è stata, nel primo Rapporto, misurata la presenza di questo valore tra istituzioni, associazioni e sistemi di rappresentanza.

Il secondo Rapporto si è soffermato sugli effetti che la fiducia genera sulle politiche di “mutual endorsement”, creando una convergenza di obiettivi tra gli attori del pubblico, del privato e del terzo settore. Il lavoro di quest’anno ha come focus il territorio, orizzonte concreto entro cui dovrà attuarsi la transizione ecologica. Molteplici gli ambiti di analisi: l’amministrazione condivisa dei beni comuni, la capacità di incidere sullo sviluppo esercitata dalle organizzazioni non profit nel contesto delle virtual communities, la responsabilità sociale che gli attori individuali e collettivi devono sentire rispetto all’ecosistema.

Di particolare interesse dal nostro punto di vista il valore della rete e delle connessioni come motore di sviluppo economico e sociale. I modelli e le esperienze di partecipazione condivisa tra istituzioni, imprese e cittadini, riportati nel volume, sono testimonianza che la “civitas”, antica virtù dello spirito italico, storicamente manifestata nella straordinaria fioritura della civiltà comunale, anticipatrice del Rinascimento, non si è liquefatta, ma può ancora riprendere ancora più vigore nella internet society. “Nel tempo della disgregazione del tessuto sociale, del solitario trionfo dell’individualismo, della disaffezione per l’impegno pubblico – spiega nella prefazione la Presidente dell’Associazione Anna Finocchiaro – esperienze di collaborazione diffusa mostrano la possibilità di ritessere legami fondati sul reciproco rispetto piuttosto che sulla sfiducia tra privato e pubblico.

Su questa scia il principio della sussidiarietà, sancito dall’Art. 118 della Costituzione sta trovando una sintesi alta nel moltiplicarsi di buone pratiche in 270 comuni italiani, nell’adozione di autonomi Regolamenti locali che incentivano esperienze di partnership a diversi livelli, nella definizione di appositi strumenti legislativi (la regione Lazio e Toscana hanno fatto da apripista) che indirizzano le politiche pubbliche a riconoscere la valenza delle reti civiche, come asset fondanti della ripresa.La definizione stessa di “bene comune” appare cruciale come dimostra il riconoscimento del Nobel attribuito agli economisti Elinor Ostrom e Richard Thaler. Sulla spinta di una consapevolezza crescente le stesse comunità tendono oggi a identificare nel rispetto dei beni comuni, la qualità della cittadinanza di cui ogni individuo è portatore.

Tante realtà vedono i cittadini in prima linea attivarsi per dare maggiore compimento al diritto all’istruzione, affiancando la didattica curriculare con discipline integrative allo scopo di migliorare il corpus di conoscenze delle giovani generazioni, stessa cosa avviene in svariati ambiti: dalla salvaguardia del patrimonio culturale a quello ambientali. È evidente (questo l’aspetto forse più originale che emerge nello studio di Italiadecide) che bisogna uscire dal “duplice inconciliabile dominio tra privatizzazione e pubblicizzazione, perché la difesa del bene comune va oltre ogni schematismo ponendoci di fronte a iniziative strutturate che con l’ausilio di nuovi strumenti di connessione possono ritessere il corpo collettivo slabbrato proiettando – prosegue l’analisi della Finocchiaro – un riflesso positivo sulla qualità democratica del paese”.

Compito di una politica illuminata può essere dunque quello di mettere insieme i segni di questo senso nascente di comunità, per poi, tentando di ridimensionare la dimensione del conflitto, provare a “stipulare un contratto sociale senza spada”, come auspicato dallo stesso Ostrom, che dà voce a una profezia che vorremmo tanto diventasse storia vissuta.

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