Robot e rivoluzione 4.0 Verso l’economia delle idee Gli scenari del cambiamento

“Appuntamenti come SINNOVA servono ad attrarre capitale, idee, talenti. Territori come la Sardegna sono ricchi di capitale umano, che dobbiamo sfruttare per mettere in moto l’economia delle idee, che sarà il risultato tangibile della rivoluzione digitale, che stiamo vivendo. Siamo alla vigilia di un nuovo grande Rinascimento, importanti opportunità si potranno aprire se sapremo raddoppiare il nostro impegno nella ricerca, lanciare un’autentica call for action del sistema educativo finalizzata ad adeguare preparazione e profili alle richieste di un mercato che sta cambiando. Sgombrare il campo da inutili paure sarà determinante: l’automazione non toglierà lavoro, se sapremo costruire un ecosistema aperto al futuro e soprattutto capace di promuovere i “ribelli dell’innovazione”.

Stefano Venturi Corporate Vice President e amministratore delegato Hewlett Packard Enterprise in Italia, fa il punto sulle sfide della nuove era digitale. Lo abbiamo incontrato a margine del keynote speech che ha tenuto a SINNOVA, la tre giorni che si è tenuta a Cagliari dal 5 al 7 ottobre, voluto da Sardegna Ricerche e gestito dalla Smeralda Consulting. L’evento promosso da Valter Songini, responsabile della comunicazione di Sardegna Ricerche, organizzato e gestito da Smeralda Consulting, ha polarizzato l’attenzione di istituzioni e imprese, facendo registrare un boom di visitatori (più di ottomila persone). Magica e affascinante la location: l’ex manifattura tabacchi, un luogo di rilevanza storica, radicato nella memoria collettiva del popolo sardo, oggi rivitalizzato e trasformato in una piattaforma relazionale hi-tech, proiettata sulle rotte virtuali di un sistema capitalistico che sta mutando pelle.

 

L’intervista

Dott. Venturi Industria 4.0 Evoluzione o rivoluzione, questo il tema del suo intervento di Cagliari. Come dobbiamo intendere questa dicotomia? Negli ultimi venti anni abbiamo sperimentato una rivoluzione senza precedenti. E’ cambiato il mondo. Il primo profondo salto di continuità è avvenuto a metà degli anni novanta con l’avvento del world wide web, non di Internet che era uno strumento già conosciuto da smanettoni e super esperti. Con il web alla portata di tutti muta lo scenario di riferimento, perché scatta una prima grande fase di disintermediazione. E’ questa la parola chiave che il paradigma digitale porta con sé.

Cosa vuol dire esattamente?

Vuol dire che molti dei passaggi legati al vecchio mondo industriale non esistono più, semplicemente perché non sono più necessari. Ci ricordiamo forse più della guida monaci, degli annuari SEAT, degli elenchi telefonici? Sembra preistoria a parlarne. Oggi accediamo all’informazione in qualsiasi luogo e momento. Chiunque può guardare al mondo e cercare le cose che gli servono. Si è creato un flusso orizzontale che investe anche i cittadini e i professionisti che hanno ormai acquisito un potere enorme, con il risultato che molte lobbies si sono viste espropriate del monopolio del sapere. Sono così cominciati a nascere ambiti di business prima inimmaginabili.

La bolla a cavallo del 2000 e l’esplosione delle dot com sembrava aver arrestato la grande fascinazione del virtuale sgonfiando di fatto i bagliori della new economy. Invece?

Invece è accaduto che dopo quella grave crisi è arrivata un secondo grande rivolgimento, collocabile a metà del 2000 con l’irruzione dirompente dei social network e con l’apparizione, nel 2007 del primo smart phone. La correlazione di questi due fattori ha innescato un cambiamento straordinario disintermediando l’accesso tra le persone. Si comincia a parlare di social innovation, la comunicazione non corre più dall’alto verso il basso, ma si crea un flusso orizzontale, rispetto a cui tutti possono essere protagonisti.

Quali sono i riflessi di queste fenomenologie che stanno incidendo sulla vita relazione e sugli stili di vita?

Sono enormi e non ancora tutti studiati a fondo. A partire dall’attività di marketing oltre, più in generale, alle iniziative di comunicazione che sono ormai per definizione bidirezionali. Non a caso si parla di era partecipativa. Milioni di persone hanno ormai imparato a parlarsi tra loro, con contenuti multimediali in un piazza virtuale. Per sviluppare nuovi prodotti le aziende lavorano in collaborazione con i propri target di clienti, mettendo in campo delle autentiche call for ideas, dei concorsi di idee finalizzati a migliorare la qualità dei servizi.

Ha ragione Derrick De Kerckhove quando parla di dimensione omeopatica del web, per tratteggiare la dimensione della nostra quotidianità?

Sicuramente. La terza rivoluzione digitale, che poi coincide con la quarta del mondo industriale, è caratterizzata dalla convergenza di quattro forze e sarà un autentico tornado, perché oltre ad essere più forte delle precedenti scardinerà il tradizionale bilanciamento dei poteri economici.

 

I vettori del cambiamento e la “macchina di Turing”

Possiamo tratteggiare i lineamenti di questi “vettori” del cambiamento?

L’Internet of things e gli open data, che sono a mio giudizio fattori complementari, saranno il primo vettore. Ciascun individuo al pari degli oggetti è leggibile da un sensore che registra qualsiasi movimento. Gli open data sono il serbatoio enorme di informazioni, che se messo a disposizione per esempio dalla PA agli utenti diventa un asset di condivisione della conoscenza di straordinaria potenzialità. A questi due fattori vanno aggiunti i Big Data Analytics, che implicano una capacità interpretativa. Grazie ai progressi delle scienze matematiche e allo sviluppo di specifiche abilità combinatorie siamo in grado di individuare percorsi di senso anche se messi di fronte a una quantità enorme di in formazioni. L’immensità del bosco, insomma, non ci spaventa, perché sappiamo trovare i sentieri di riferimento per orientarci.

I robot che posto occupano in questo processo evolutivo?

Siamo al terzo grande catalizzatore del cambiamento. Parlerei di intelligenza artificiale, che qualcuno erroneamente fa rientrare nel grande capitolo dei Big Data Analitics. Con l’apporto dell’IA siamo in grado di leggere fenomeni complessi. Aspetto che diventa decisivo per collegare fatti ed eventi, orientare le scelte strategiche, fornendo input all’organizzazione aziendale e al sistema produttivo nel suo insieme. La diffusione dei robot, anche in ambiente domestico rappresentano il volto più eclatante di questo salto qualitativo, che vede l’automazione uscire dal “recinto” della fabbrica per entrare nelle nostre case e per cambiarci la vita. Vi è poi la quarta forza il Cloud, strumento che ci consentirà di abbattere la soglia di accesso alla potenza elaborativa dando linfa all’ECONOMIA DELLE IDEE, che è e sarà il motore delle grandi trasformazioni anche in futuro. La logica dell’open source, la società dell’accesso che si amplia, le nuove frontiere della mobilità facilitata da app sempre più capillari sono tutti elementi che stanno imprimendo un’accelerazione straordinaria all’innovazione.

A proposito di robotizzazione e di intelligenza artificiale, siamo di fronte a un rischio o a un’opportunità?

In Europa, secondo uno studio della Commissione, assisteremo alla creazione di 700.000 nuovi posti di lavoro entro il 2020 nei settori ad alta tecnologie e fino a 450.000 nuove figure professionali (high-tech leader) con competenze multidisciplinari (digitali, materiali, manifattura additiva, biotecnologia, nanotecnologia e fotonica). Se sapremo governare il cambiamento, anziché subirlo, avremo una grande opportunità da cogliere. Per poterne sfruttare appieno le potenzialità dobbiamo riuscire a posizionarci tra gli early adopters di queste tecnologie, utilizzare l’accelerazione che offrono per colmare l’attuale gap, ad esempio approfittando della spinta offerta dagli incentivi del piano Industria 4.0 per innovare il settore manifatturiero. Rimane ovviamente decisivo promuovere formazione e aggiornamento di lavoratori e aziende sui temi legati alle nuove tecnologie.

Nel suo intervento ha accennato a un invecchiamento della cosiddetta “macchina di Turing”: significa che nascerà o è già nata una nuova generazione di computer?

Di fatto sta già nascendo: stiamo lavorando nei nostri HPE Labs ad un progetto chiamato The Machine con il quale puntiamo a realizzare un nuovo paradigma denominato Memory-Driven Computing, un’architettura appositamente creata per l’era dei Big Data. Lo scorso maggio abbiamo presentato un prototipo dotato di 160 terabyte (TB) di memoria, sufficienti per lavorare simultaneamente con otto volte i dati contenuti in tutti i volumi conservati presso la Libreria del Congresso statunitense, ovvero circa 160 milioni di libri. Finora non era mai stato possibile memorizzare e manipolare data set di queste dimensioni all’interno di un sistema single- memory.

 

Avremo dunque disponibile una grande quantità di memoria. Come verrà usata?

Sarà possibile, ad esempio, lavorare contemporaneamente con tutte le cartelle cliniche digitali di ogni persona sulla Terra; ogni dato presente all’interno di Facebook; ogni spostamento dei veicoli a guida autonoma di Google; ogni data set prodotto dalle esplorazioni spaziali – e tutto nello stesso momento, ottenendo risposte e scoprendo nuove opportunità a velocità senza precedenti. Mentre il progetto procede, stiamo già inserendo le innovazioni tecnologiche nei prodotti che attualmente commercializziamo. Grazie ad esempio a soluzioni software-defined come HPE Synergy riusciamo a costruire infrastrutture così intelligenti da adattarsi a qualsiasi carico di lavoro e fornire servizi alla in maniera estremamente veloce ed efficiente.

 

Il sistema Italia di fronte alla rivoluzione digitale

Come vede il “sistema Italia” di fronte a questa grande rivoluzione che alcuni studiosi definiscono la “terza digitale” e la “quarta per il mondo industriale”?

Le classifiche internazionali, come il Global Information Technology Report 2016 del WEF, vedono l’Italia in ritardo nel percorso di digitalizzazione. Siamo però tra i paesi che stanno recuperando più velocemente posizioni e abbiamo delle eccellenze importanti, aziende e persone. Dobbiamo capitalizzare questo valore, imparare a fare sistema e investire in modo significativo nell’innovazione, consapevoli che la trasformazione digitale può permettere al nostro Paese di recuperare competitività a livello globale. Qualcosa sta già cambiando, a partire dalla consapevolezza del fenomeno, si cominciano a vedere i primi effetti del piano Industria 4.0, recentemente rilanciato dal Governo sotto il nome di Impresa 4.0, che prevede interessanti spunti in tema di incentivi e sgravi fiscali anche per la formazione e il trasferimento tecnologico. Diventa fondamentale puntare sulla riqualificazione dei lavoratori, formandoli con le necessarie competenze digitali e implementando processi di Life Long Learning.

 

Quali sono le regioni e i contesti territoriali italiani più permeabili all’innovazione?

La trasformazione digitale impatta su tutti i settori e ogni azienda deve imparare a sfruttare le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie per innovare ed innovarsi. Nell’ultimo anno abbiamo realizzato in collaborazione con i nostri partner 19 HPE Innovation Lab distribuiti in 9 regioni italiane, con l’obiettivo di portare l’innovazione vicino a dove sono le aziende clienti, a portata delle PMI sul territorio. Si tratta di centri di competenze dove le aziende e le PA locali possono entrare in contatto con le tecnologie e sviluppare progetti ad hoc. Abbiamo già realizzato diversi eventi e incontri mirati, ottenendo un riscontro molto positivo dalle realtà aziendali che vi hanno preso parte.

 

Rimanendo alle nostre latitudini, ritiene che SINNOVA e appuntamenti simili possano contribuire a rilanciare il Mezzogiorno in questa grande partitadacuidipendeilfuturodellanostraeconomia?

Credo che eventi come quello organizzato a Cagliari siano importanti soprattutto, ma non solo, per il Mezzogiorno, un’area del nostro Paese dove si sente forte il bisogno di confronto, condivisione, contaminazione. È da questi incontri e dai processi che vi prendono forma che nascono idee e collaborazioni: quella che chiamiamo Open Innovation e che prevede l’apertura del processo di innovazione alla filiera aziendale e alla collaborazione tra Start Up e aziende consolidate. Più in generale, eventi in grado di promuovere questi incontri, la cultura dell’innovazione e le opportunità offerte dalle nuove tecnologie sono indubbiamente un incentivo e un acceleratore verso un percorso di rilancio della nostra economia.

I ribelli dell’innovazione

Allargando l’angolo di visuale, possiamo provare a individuare i mercati che conquisteranno la leadership in questo nuovo articolato scenario?

Quando si sparigliano le carte grandi opportunità possono nascere per tutti, quindi anche per l’Italia a patto di lavorare sulla formazione. Sappiamo, da studi molto recenti, che il 15% degli occupati nel nostro paese dovrà nel giro di pochi anni, abituarsi all’Idea di dover cambiare lavoro. A fronte di questo inutile piangersi addosso, occorre invece far scattare un grande piano nazionale, che metta al primo posto gli investimenti in ricerca che vanno raddoppiati. Allo stesso tempo occorre far partire un vero mercato del Venture Capital. Abbiamo molte start up ma sono poche quelle realmente di rottura. Abbiamo invece bisogno che si facciano strada i RIBELLI DELL’INNOVAZIONE, capaci di trasformare anche le idee apparentemente più irrealizzabili in ricchezza reale.

Dalla sua analisi appare chiaro che non è finita qui l’era dei rivolgimenti. Dobbiamo dunque aspettarci ancora altri scossoni?

La manifattura additiva, la stampa 3D è l’esempio più noto. L’industria meccanica avrà degli impatti importanti, solo per citare un caso esempio. Produrre un motore o semplicemente un ricambio costerà lo stesso in qualsiasi parte del mondo, perché potrà essere realizzato ovunque. Le fonderie ricavavano per sottrazione la forma dalla materia, oggi tutto questo non servirà più. Sarà determinante mettere in campo competenze multidisciplinari, per progettare un’automobile, gestire i processi di qualità e assemblare i pezzi. Chi invece si era concentrato sulla produzione delle sottoparti, verrà disintermediato perdendo spazi di mercato e quindi potere. Tutto questo comporterà un riequilibrio della supply chain, della logistica, fino alla stessa gestione dei ricambi, che non ha precedenti.

Nulla sarà come prima c’è da pensare?

Pensiamo alla manutenzione predittiva, per cui si potranno riparare i guasti prima che avvengano, alle macchine che non avranno piloti, allo sviluppo dei droni di nuova generazione che si incroceranno con l’intelligenza artificiale garantendo servizi a valore aggiunto nei campi più svariati: dalla mobilità, alla salute. Nuove tecnologie di visualizzazione trasformeranno i nostri orologi in strumenti utili anche per i portatori di disabilità. Insomma il mondo viene riscritto dalla tecnologia, nulla sarà prestabilito, si potrà reinventare tutto.

Un’ultima sollecitazione riguarda il contesto in cui Lei opera. Su quali progetti state puntando per diffondere la cultura digitale?

Grazie all’impegno dei dipendenti HPE che prestano il loro contributo volontario, finanziato dall’azienda fino a 12.100 ore l’anno (dati relativi al FY16), stiamo realizzando diversi progetti mettendo a disposizione le nostre competenze per diffondere la cultura digitale in tutte le fasce d’età. Con l’iniziativa CoderDojo insegniamo a bambini e ragazzi, dai 7 ai 14 anni, a sviluppare il pensiero computazionale utilizzando le basi del coding. La serie di incontri Safe2Web ha invece come obiettivo mettere in guardia e

insegnare ai giovani a proteggersi dai potenziali pericoli della rete, grazie a un uso consapevole di Internet e dei social.

Quali opportunità si apriranno in concreto per i giovani?

Attraverso un protocollo siglato con il MIUR, abbiamo poi lanciato il nostro percorso di Alternanza Scuola- Lavoro, FabLab@HPE, con cui i ragazzi che frequentano gli ultimi 3 anni delle scuole secondarie di secondo grado imparano, attraverso il coding, a capire, controllare e sviluppare metodologie per risolvere i problemi e cogliere le opportunità offerte dalla società e dal mercato del lavoro. Il protocollo prevede inoltre la realizzazione, da parte dei giovani coinvolti e con il supporto dei nostri tutor, di FabLab all’interno delle scuole che partecipano al programma, promuovendo così un circolo virtuoso che coinvolge anche gli studenti delle prime e seconde classi. Siamo anche tra le aziende di Assolombarda promotrici di ABCDigital, un’iniziativa che vede il coinvolgimento dei ragazzi delle superiori, incentivati con dei crediti formativi, nell’insegnare agli over 60 l’uso dei tablet, di Internet e dei principali servizi digitali, utili a ridurre il Digital Divide. Per dare un’idea della portata del nostro impegno, basti dire che l’iniziativa CoderDojo ha coinvolto lo scorso anno 850 ragazze e ragazzi, Safe2Web 900, mentre i partecipanti ai FabLab@HPE sono stati circa 2000.

Autore: Massimiliano Cannata

Stefano Venturi Hewlett Packard Enterprise

Biografia

Stefano Venturi è Amministratore Delegato del gruppo Hewlett-Packard in Italia e Corporate Vice President Hewlett-Packard Inc.. In questa posizione, che ricopre da Dicembre 2011, Venturi ha la responsabilità di guidare le attività dell’azienda e di indirizzarne la crescita nel mercato italiano. Formatosi in Olivetti dal 1979 al 1984, Venturi è rientrato in Hewlett-Packard come Amministratore Delegato dopo essere cresciuto all’interno dell’azienda dal 1984 al 1991. In seguito, Venturi ha ricoperto il ruolo di Country Manager di Wyse Technology Italy, Managing Director EMEA South in Sun Microsystems, Amministratore Delegato di Cisco in Italia per 13 anni e, sempre in Cisco, di Vice President Europe per il Public Sector per i successivi 2 anni. Venturi è Presidente della American Chamber
of Commerce in Italy e membro del Consiglio di Presidenza di Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza, con delega “Attrazione Investimenti e Competitività Territoriale”, nonche’ membro dell’Advisory Board Investitori Esteri di Confindustria. Venturi ricopre, inoltre, il ruolo di Vice Presidente di Assinform con delega all’Education ed è Consigliere Incaricato e membro del Consiglio di Presidenza di Confindustria Digitale con l’incarico di Presidente dello Steering Committee “Competenze Digitali”.

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