IL POTERE DELLE PIATTAFORME NELLA GRANDE AGORÀ DEL “METAVERSO”.

Intervista Vip a Luciano Violante

“È ancora presto per dire quali scenari si aprono con lo sviluppo del metaverso. McKinsey valuta in due/tre trilioni di dollari gli investimenti entro questo decennio. Gli avatar tra poco avranno anche il tatto e il gusto. È difficile fare valutazioni attendibili il nostro sforzo deve tendere alla costruzione di una civiltà digitale, caratterizzata dall’autonomia e dal dominio della persona sull’algoritmo, senza di cui non può esserci futuro”.

Luciano Violante, giurista e magistrato, presidente della Fondazione Leonardo, colosso della difesa, aereo spazio e sicurezza impegnata nella definizione dello statuto etico e giuridico di questa che è l’ultima tappa della rivoluzione digitale, invita in questa intervista alla cautela, quando si affronta un tema dalle mille sfaccettature come è appunto il metaverso.

Presidente, i grandi player pubblici e privati stanno cercando di migliorare la governance della rete, nel tentativo di garantire la sicurezza delle comunicazioni e delle transazioni, il rispetto della Privacy e dei diritti inviolabili persona, la trasparenza. Come va affrontata questa sfida?

Lo sviluppo tecnologico non si può certo arrestare, così come non si può fermare la creatività umana. Ma si può pensare di indirizzare e costruire una governance delle tecnologie insieme ai tecnologi, nella consapevolezza che gli ambiti economici e sociali che risentiranno maggiormente di questa nuova rivoluzione sono gli stessi del web 2.0: relazioni umane, marketing, comunicazione, finanza ed economia, educazione, salute, con una differenza importante: la potenza della mutazione in questo caso sarà incommensurabilmente superiore, rispetto ad altri “salti” di paradigma che abbiamo sperimentato. Un aspetto ci tengo subito a puntualizzare: la costruzione dell’autonomia e del dominio della persona sull’algoritmo è l’obiettivo da porsi nel presente, per poter essere liberi nel futuro. Sta alla nostra responsabilità poterla realizzare.

Nel suo intervento ufficiale presso il Garante in occasione della giornata europea per la protezione dei dati personali si è soffermato su un neologismo: “figitale”. Possiamo spiegare il significato?

Nel linguaggio ordinario il termine indica un nuovo paradigma che interessa ogni aspetto del vivere, dell’abitare, dell’apprendere, del fare, dall’ambiente alla città, dal gaming alla didattica, dall’etica al lavoro, dai fondali marini allo spazio. Un solo esempio: la catena cinese Kentucky Fried Chicken ha installato nei propri fast-food degli schermi intelligenti capaci di sfruttare il riconoscimento facciale e l’intelligenza artificiale per proporre offerte speciali ai clienti.

Dall’ ”homo videns” tematizzato da Giovanni Sartori all’ “homo distans”, che si sostanzia in una dimensione dell’io che si “allontana dal proprio corpo”. Dobbiamo avere paura di questa condizione dell’essere che ancora poco conosciamo?

Parlerei di homo distans, con riferimento alla possibilità di socializzare tra persone che sono distanti e dialogano attraverso i propri avatar. Esiste il rischio, che va affrontato e temperato, di un ulteriore allentamento dei legami sociali e interpersonali. Rischio che non possiamo sottovalutare e di cui dobbiamo occuparci, con il massimo della responsabilità.

I rischi della reintermediazione

L’oligopolio delle piattaforme mette a rischio le libertà democratiche. Esistono delle contromisure efficaci?

Nella nostra società l’inganno più pericoloso è la disintermediazione. Non è in corso la cancellazione dei mediatori: è in corso la loro sostituzione. I vecchi mediatori – partito, associazione, chiesa, famiglia, sindacato – si presentavano come tali sulla scena pubblica, erano scalabili, avevano statuti conoscibili. I nuovi mediatori non si presentano come tali, non sono scalabili, non hanno visibili statuti. Microsoft, Amazon, Google ci danno a costi accettabili e con efficienza i servizi che ci sono indispensabili. In cambio consegniamo loro gratuitamente e liberamente tutti i nostri dati. Se gli stessi dati ci venissero chiesti dallo Stato, partirebbero cortei e campagne di stampa. In realtà quello che è in corso è un processo di reintermediazione, che va studiato con molta attenzione.

A cosa si riferisce in particolare?

Alle piattaforme, cui si faceva prima riferimento, che orientano la nostra vita quotidiana in misura maggiore rispetto ai mediatori tradizionali. In passato si conosceva l’indirizzo, il numero di telefono, i dirigenti e gli addetti del proprio partito o sindacato, della propria parrocchia. Si poteva mettere in discussione la leadership del partito e del sindacato e candidarsi al loro posto. Al contrario oggi non abbiamo l’indirizzo e il numero di telefono di Amazon, né tanto meno possiamo pensare di scalarla. I rischi sono evidenti. Per i mediatori occulti non ci sono né regole né contropoteri; senza idonee contromisure sono destinati a esercitare sulle nostre vite un potere infinito. I flussi di pensiero pilotati attraverso i social media contano più della intelligenza individuale. Chi governa l’ambiente digitale ha la possibilità di decidere non solo cosa compriamo, ma cosa pensiamo e come ci orientiamo nel mondo.

Da dove proviene, a suo avviso, questo immenso potere?

Microsoft, Google, Amazon, le più grandi piattaforme, controllano il 64% del mercato cloud infrastrutturale. Microsoft ha circa il 90% dei sistemi operativi per server e PC e gestisce Office che è il pacchetto software più diffuso al mondo. Il 92% delle nostre caselle di posta elettronica è gestito da Microsoft, Apple, Google. Sempre per definire il peso delle compagnie del digitale, ricordo che nel 1990 le prime cinque imprese USA in termini di capitalizzazione erano IBM, Exxon, General Electric, AT&T, Philip Morris. Nel 2020 erano Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet, Facebook. Nello stesso anno, inoltre, ciascuna delle cinque maggiori compagnie tecnologiche valeva più delle 76 maggiori società energetiche messe insieme. Viviamo in un oligopolio. Gli oligopolisti hanno nelle loro mani persone, imprese, Stati. Se girassero l’interruttore, il mondo si fermerebbe. Questa è la loro forza con cui dovremo imparare a misurarci.

Autore: Massimiliano Cannata

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