La protezione dei dati personali è la nuova vera frontiera da difendere, il tesoro prezioso che fa gola alla criminalità che opera nella piazza virtuale, spinta da interessi di business e dalla volontà di limitare le libertà democratiche. Il messaggio è stato lanciato da una giornata di studi organizzata dal Policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo. Lo stato maggiore della sanità regionale, i vertici della guardia di Finanza, il Garante della Privacy, nell’occasione rappresentato dall’avvocato Guido Scorza, membro del Collegio, tra i massimi esperti di diritto e tecnologie, si sono confrontati sul tema: “Privacy: ruoli di responsabilità e controllo”.

“Un evento – ha detto in apertura il Commissario Straordinario Alessandro Caltagirone – che vuole mettere a confronto più punti di vista. La complessità del tema richiede interdisciplinarietà, perché senza esercitare uno sguardo obliquo le aziende sanitarie e le imprese non potranno ottemperare tutto quello che il regolamento entrato in vigore nel 2018 richiede in materia di trattamento dei dati”. “Quello che abbiamo voluto mettere sul tavolo – commenta Boris La Corte responsabile del Gruppo Aziendale Privacy – è la dimensione della responsabilità sociale della pubblica amministrazione che gestisce la sanità. La sicurezza in questi ambiti rappresenta la punta avanzata di una sensibilità che coinvolge la dignità della persona, la sua condizione di benessere, esistenziale oltre che fisica. Consapevole di questo il Policlinico di Palermo ha voluto marcare la diversificazione fra le attività di controllo che competono al Data Protection Officer e il corpus più ampio di interventi cui l’Azienda è chiamata a rispondere nella quotidianità delle scelte politiche e organizzative.

Un evento interdisciplinare

Tre i versanti di analisi affrontati dai relatori: Giuridico: il nuovo regolamento europeo ha previsto l’introduzione di una figura il DPO che ha come compito la tutela e il controllo dei dati personali. Filosofico: l’introduzione delle tecnologie nella pratica terapeutica apre un orizzonte di rischio per il “corpo elettronico”, fatto di quelle informazioni che ci appartengono e che sono potenzialmente esposte al cyber-spionaggio.

All’interrogativo etico, formulato dai pensatori dell’antichità: “cosa devo fare per essere uomo”, si aggiunge “cosa dobbiamo fare per essere uomini nel cyberspazio” in un contesto in cui non bastano più gli assi cartesiani per orientarsi, spazio e tempo infatti si intrecciano, facendo saltare ogni ipotesi di prevedibilità in un vorticoso incrocio segnato da incertezza e instabilità crescenti. Alla liquidità ben delineata dagli studi di Bauman si è ormai sovrapposto un ulteriore tassello, la fragilità costitutiva dell’homo technologicus, sollecitato a governare reti e sistemi straordinariamente articolati.

La dimensione dell’altro quando si parla di Data Protection diventa, infatti essenziale, quell’altro che, per richiamare le tesi di Bertrand Badie “è la circostanza che ci chiama all’essere”. Il virtuale ha infatti imposto una “nuova ontologia”, all’essere come “potenza” e come “atto” teorizzato nella “Metafisica” di Aristotele, si è aggiunta la categoria dell’essere “virtuale”, che impone un livello ancora di responsabilità elevato.

La tecnologia è dentro di noi dove soggetto e oggetto si mescolano, con delle conseguenze epistemologiche e scientifiche che hanno delle ricadute sul destino del soggetto/paziente e più in generale sul destino del corpo collettivo. All’interrogativo dei primi filosofi “cosa devo fare per essere uomo”, si sovrappone “cosa devo fare per essere uomo nel cyberspazio” in un contesto in cui non bastano gli assi cartesiani per orientarsi. Spazio e tempo si intrecciano come ci ha insegnato Einstein, facendo saltare ogni ipotesi di prevedibilità in un vorticoso incrocio segnato da fatto incertezza e instabilità.

Ed eccoci al terzo versante, che abbiamo definito strategico. La complessità crescente e l’evoluzione delle minacce informatiche, che mettono sotto scacco reti e sistemi, possono dare la misura di quanto si deve ancora fare per proteggere reti e sistemi. In quest’ottica i CERT e le strutture preposte alla difesa dello spazio telematico stanno lavorando sull’individuazione delle vulnerabilità e dei segnali deboli, adottando il paradigma della governance del rischio, nella consapevolezza che la potenza tecnologica implica una fragilità intrinseca, che non può essere cancellata.

In un tale contesto non dobbiamo stupirci se la sanità occupa una centralità nel discorso pubblico, che mai si era verificata nella storia recente. La “cronicizzazione delle emergenze impone una rivisitazione degli stereotipi e delle verità che abbiano creduto fino a ieri immodificabili” come ha scritto Antonio Scurati. Lo stesso archetipo dell’alternarsi vita morte è messo in discussione dalla pandemia che ci ha trascinato in un inverno della mente e del cuore, che sembra non ammettere il “tempo nuovo” della primavera. Risulta allora evidente che l’economia della cura e le dinamiche ad esse connesse incarnano l’orizzonte primario delle aspettative di un’umanità disorientata, prigioniera della paura.

Il DPO nell’orizzonte della complessità

La nuova figura del DPO non potrà certo limitarsi a “controllare il traffico delle reti”, dovrà misurare gli impatti che strumenti sempre più sofisticati applicati alla medicina determineranno sui pazienti, favorendo l’emersione della responsabilità sociale, che nel caso dell’impresa sanitaria ha delle ricadute molto precise sulla salute di milioni di cittadini. “Non scordiamoci – ha commentato Chiara Delaini DPO, specializzata in Data Protection, Information Security, Business Continuity – che stiamo parlando prima di tutto di individui e delle informazioni che li riguardano. Il GDPR non è una questione di forma, ma di sostanza, non si tratta di accontentarsi di compilare dei documenti, ma di lavorare su contenuti e processi. Le parole chiave che dobbiamo tenere a mente sono: prevenzione, diagnosi, terapia, assistenza e accoglienza.

A questi concetti si legano: la ricerca, la formazione, senza di cui sarebbe impossibile orientarsi in realtà organizzative dense e articolate, potenti ma nello stesso tempo fragili”. Si tratta dei “sette piani” di Dino Buzzati che aveva ante litteram raccontato il divenire della modernità e la metamorfosi dei contesti urbani, in una società in divenire. “Ampia la catena di implicazioni che la rivoluzione digitale implica, in tutte le fasi del momento produttivo, come hanno evidenziato il colonnello Marco Menegazzo, responsabile comandante del nucleo speciale Privacy e tutela delle frodi tecnologiche della Guardia di Finanza, che ha curato un video intervento in cui ha illustrato il contesto tecnico – normativo entro cui si innesta l’intensa attività delle fiamme gialle.

“Il protocollo di intesa che la guardia di Finanza ha siglato con l’autorità garante della protezione dei dati personali” gli ha fatto eco il generale Antonio Quintavalle – ha fatto seguito all’approvazione del GDPR, a testimonianza della rilevanza e dell’urgenza di una problematica che proietta la cyber security, applicata alla tutela dei dati personali, in cima all’agenda delle istituzioni e dei governi”.

Una materia bollente

La materia è bollente e in continua evoluzione. Nuove discipline si fanno strada mente siamo proiettati nel territorio ancora inesplorato del Brain-raiding, che introduce strumenti in grado di leggere il pensiero, e di interpretare la superficie, che credevamo insondabile, delle motivazioni profonde che animano il soggetto, fino a toccare il foro intimo della coscienza, da cui sgorga la sorgente dell’agire autonomo. “Abbiamo accettato supinamente dopo l’11 settembre una compressione forte della nostra libertà di agire e di muoversi.

Da quel momento anche se è cessato quel pericolo non siamo più tornati indietro, questo deve far riflettere sui percorsi da seguire in una società segnata da criticità ricorrenti. Quello che appare sempre più evidente – ha spiegato Guido Scorza – è la difficoltà a trovare un bilanciamento tra i diritti universali, la libertà e la sicurezza. Impresa ardua per ogni legislatore a qualsiasi latitudine si trovi ad operare, se pensiamo che sarà chiamato a ridisegnare il campo delle norme, entro cui si costruiscono quelle relazioni sociali, che fanno comunità e che sono alla base del nostro vivere civile.

Autore: Massimiliano Cannata

 

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