Il 2020 sarà ricordato come l’anno della pandemia e del maggiore utilizzo delle tecnologie da parte dell’intera popolazione soprattutto in Italia rimasta negli ultimi anni fanalino di coda dell’Europa nell’utilizzo del digitale. L’Italia infatti risulta nella 25° posizione su 28 Stati nell’Indice di Digitalizzazione dell’Economia e della Società (DESI 2020) della Commissione europea. Se è vero che la pandemia ci ha colti di sorpresa e ha avuto, e continua ad avere purtroppo risvolti drammatici, al tempo stesso ci ha costretti ad accelerare alcuni processi che seppur avviati da tempo tardavano a prendere piede come la transizione al digitale. Basti pensare all’utilizzo massiccio dello smart working, l’erogazione di servizi pubblici e privati online, la didattica a distanza. Volenti o nolenti, siamo stati tutti costretti senza distinzione di età, genere, impiego, grado di istruzione dai più piccoli come i bambini ai più grandi, a un utilizzo maggiore del digitale. Sicuramente con tutte le limitazioni del caso, con l’utilizzo di strumenti e processi in molti casi forniti e definiti in emergenza e da rivedere e raffinare, siamo arrivati in pochissimi mesi dove non siamo riusciti in anni.

Mater artium necessitas, è un antico detto latino, specchio della saggezza popolare. Tradotto significa che la necessità è la madre delle abilità. Così è stato, nella emergenza riusciamo, infatti, a fare cose inaspettate. Ogni famiglia, ogni insegnante, ogni studente, ogni dipendete pubblico o privato, durante il lockdown ha dovuto continuare a svolgere le proprie attività di studio o lavorative da casa con un computer, un tablet o uno smartphone sviluppando e raffinando competenze informatiche e digitali.

Nonostante l’uso molto più pervasivo del digitale, ancora oggi i giovani sembrano essere poco interessati agli aspetti della cyber security e inconsapevoli delle insidie e dei rischi associati. Con troppa superficialità, ingenuità o mancanza di consapevolezza agiscono online senza considerare le insidie in esso presenti. Molte ricerche fanno emergere lo scarso utilizzo di strumenti per tutelare l’identità digitale, i dati personali e, si potrebbe dire più in generale, la vita stessa che si svolge in un orizzonte “virtuale”.

Consapevolezza e formazione: asset cruciali della società digitale

Le giovani donne ancor più degli uomini sembrano essere distanti da queste tematiche sia in termini di utilizzo consapevole delle tecnologie sia di interesse a una possibile carriera professionale in questo ambito. Ma come mai? Alla radice esiste un problema culturale. La cyber security viene ancora percepita come un argomento per “tecnici” per “hacker” per “nerd” e non alla portata di tutti, pertanto perché preoccuparsi di qualcosa per la quale non è possibile fare nulla? Al tempo stesso, i giovani non ritengono di essere un potenziale bersaglio e che proteggere i propri dati e le proprie informazioni non sia così importante, non c’è nulla da nascondere. Pigri e disinteressati, si accontentato di essere soprattutto utilizzatori, magari abili, degli strumenti tecnologici senza di fatto conoscerli veramente. Così incuranti dei rischi si “gettano nella rete”, senza sapere che minacce sempre più sofisticate sono finalizzate a sfruttare le tante vulnerabilità dei sistemi digitali, che i comportamenti incauti amplificano in misura preoccupante.

Il gender gap: un’emergenza globale

Percepita come materia per tecnici diventa molto distante per le donne ancora restie ad intraprendere una carriera nel settore della cybersecurity.

Secondo il Global Gender Gap Report 2020 del World Economic Forum, il cosiddetto gender gap è un problema mondiale che si nota particolarmente nel settore dell’informatica e delle aree STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). Le donne rappresentano solo il 19% degli specialisti di sicurezza informatica, il 12% degli Ingegneri dell’automazione, 13% degli sviluppatori Android, 18% degli ingegneri di robotica. I settori del Marketing, vendite e sviluppo del prodotto sono invece più vicini alla parità di genere, con le donne che rappresentano rispettivamente il 40%, 37% e 35% della forza lavoro.

Il gap di genere deriva da diversi fattori. Di sicuro stereotipi e preconcetti culturali sul ruolo della donna nelle società e nel mondo del lavoro oltre che condizioni di lavoro poco attraenti per le donne e percorsi di carriera poco chiari nella sicurezza informatica spesso poco sfidanti. Risulta, infatti, da un’indagine internazionale di Kaspersky del 2019 (Cybersecurity Through the CISO’s Eyes) che solo il 23% dei manager della cyber security (CISO) di grandi aziende è donna mentre il 77% sono uomini.

Global Gender Gap Report 2020 – World Economic Forum                                                                             Cybersecurity Through the CISO’s Eyes, Kaspersky 2019

Cosa possiamo fare per avvicinare le giovani donne al mondo della cybersecurity? Diffondere l’interesse e la passione per l’informatica e la cyber security tra le giovanissime al fine di modificare le loro abitudini nell’utilizzo del digitale, le scelte scolastiche e universitarie. Renderle

partecipi in prima persona con concorsi, competizioni (es. CyberChallenge), giochi a squadre. Per essere efficaci è necessario parlare il loro linguaggio spesso diretto, per immagini, che riassume concetti in un tweet, un video di 60 secondi.

Stimolare un cambiamento culturale della società partendo dalla scuola, dalle famiglie ma con un importante coinvolgimento delle istituzioni e delle aziende che potrebbero attuare politiche e programmi specifici di sensibilizzazione per eliminare alcuni stereotipi e preconcetti culturali e trasferire quelli che sono i comportamenti corretti da attuare nel digitale possibilmente in modo divertente. Il più grande problema risiede nell’incapacità di suscitare interesse ed entusiasmo. La cyber security è percepita ancora da molti come un argomento serio, pesante e spesso noioso quando invece potrebbe risultare intuitivo e persino divertente.

I linguaggi innovativi “motori” del cambiamento

In questo senso, sono molte le attività che possono essere organizzate. Bisogna considerare che l’utente medio preferisce scorrere velocemente titoli e contenuti più che leggere, non ama ascoltare a lungo e con attenzione. Diventa perciò di importanza cruciale l’utilizzazione di linguaggi multimediali come video pillole, tutorial, web serie con scopi divulgativi ed educativi e quiz online, tornei a premi o gaming per creare interesse e coinvolgimento anche negli utenti più giovani, con risultati importanti anche sul fronte dell’apprendimento. Per incoraggiare i giovani, e in particolare le donne, ad avvicinarsi ad una carriera nel mondo della cyber security sarebbe, inoltre, opportuno creare dei modelli positivi da seguire attraverso momenti di confronto sin dalle scuole medie e superiori. In questa ottica si rileverebbero molto utili gli incontri presso le scuole con professioniste del settore che possono contagiare con il loro entusiasmo. Le storie di successo sono un fattore di stimolo per gli studenti, allo stesso modo raccontare le difficoltà superate serve a temprare lo spirito e a forgiare la volontà, contribuendo a quel cambiamento culturale che è poi la chiave per rinnovare l’immagine e il ruolo delle donne nel settore strategico della cyber security.

La responsabilità di istituzioni e aziende

Le aziende potrebbero incoraggiare più donne intraprendere percorsi di carriera nel settore dellaCyber Security, attraverso iniziative di orientamento professionale presso le scuole medie e superiori, di tutoring e mentoring a supporto delle giovani donne, e anche attraverso la promozione di Cyber Security competition, offrendo pari opportunità per consentire anche alle donne di raggiungere ruoli di leadership. In diverse realtà sono stati definiti dei programmi a livello nazionale per attrarre studenti nella sicurezza informatica fin dalla tenera età e progettate campagne specifiche dedicate al mondo femminile.

La CyberFirst Girls Competition, (per citare un esempio interessante) è un’iniziativa dell’agenzia governativa inglese NCSC (National Cyber Security Centre) rivolta alle ragazze tra i 13 e i 15 anni che offre un ambiente divertente e stimolante per ispirare la prossima generazione di giovani donne a prendere in considerazione una carriera nella sicurezza informatica.

CyberFirst Girls Competition è una competizione a squadre, ognuna composta da 4 studentesse, che si sfidano per risolvere una serie di enigmi legati alla sicurezza informatica. Dal 2017, 36.000 ragazze hanno preso parte al programma e il 98% delle partecipanti dello scorso anno ha dichiarato di voler saperne di più sulla sicurezza informatica.

La finale della CyberFirst Girls Competition del 2020 ha visto le migliori otto squadre impegnate nel proteggere i Giochi Olimpici dagli attacchi informatici. La King Edward’s School Bath, risultata vincitrice, ha ricevuto laptop per la scuola e un assegno di 1.000 sterline da spendere in apparecchiature IT. Tutte le ragazze che hanno raggiunto la finale sono state invitate a un tour di 10 Downing Street, la residenza del Primo Ministro nonché sede del Governo Regno Unito.

Risulta decisivo, per attuare programmi di questo genere, il coinvolgimento delle istituzioni, oltre che la definizione di un budget dedicato allo sviluppo di skill e competenze in Cyber Security.

La “rete” delle iniziative

Numerose, inoltre, le iniziative nate a livello nazionale ed internazionale dedicate alle donne nel mondo della cyber security. I principali obiettivi si focalizzano: nella promozione del ruolo e della visibilità delle donne, nella definizione degli strumenti, nell’affinamento delle conoscenze che possono facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro, nella messa in campo di programmi di formazione, tutoraggio e mentoring che andranno sviluppati per tutto l’arco della carriera professionale.

Le attività previste spaziano da corsi di formazione specifici, a programmi educativi per le bambine già dai 7 anni, conferenze, seminari, meeting virtuali, giornate dedicate al recruiting, momenti ludici e virtuali, competizioni Capture The Flag, cyber competition.

Nella tabella che segue sono raccolte solo alcune delle numerose iniziative nate nel panorama internazionale.


Le iniziative riassunte sono nate con l’obiettivo di colmare il divario di genere dei professionisti della sicurezza informatica. La differenza di genere favorisce il confronto e un approccio vario alla risoluzione dei problemi. Ricordiamoci che la promozione del confronto e della diversità sono alla base della crescita sociale, della competitività, dell’innovazione, ragionamento ancora più valido in settori per definizione multidisciplinari come la cybersecurity.

Occorre colmare la disparità di genere e ripensare a 360° il ruolo della donna nella cyber security non più rilegato ai soli aspetti tecnici od operativi. Come definito dalla organizzazione Code like a Girl “la tecnologia che costruiamo oggi determina il mondo in cui vivremo domani. Ma se quel mondo viene costruito sotto la guida di solo una piccola parte della nostra comunità, che tipo di mondo avremo?” Favorire la parità di genere significa anche adottare valori come il rispetto,

l’inclusione, la diversità, l’umanità, le pari opportunità.

Stiamo vivendo la quarta rivoluzione industriale. Non possiamo permetterci di perdere la sfida della parità di genere, che va affrontata nella famiglia, nella scuola, nelle istituzioni, nelle aziende, nel mondo della ricerca.

Non ci può essere ambito della vita sociale escluso, se vogliamo fare del mondo in cui viviamo un posto migliore, aperto ai valori del rispetto e dell’inclusione.

 

Autore: Elena Agresti

Elena Mena Agresti

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