Lavorare in modalità smart working, come è accaduto per circa 6 milioni di persone durante l’emergenza sociosanitaria Covid 19, rappresenta una nuova modalità per alcuni versi più comoda poiché vi è una maggior flessibilità e libertà di orari, ma per altri versi decisamente più complicata per i genitori alle prese con bambini.

Lo smart working è un metodo di lavoro consolidato diventato una sorta di “filosofia di vita” in molti paesi con diversi benefici, tra cui più tempo da dedicare alla famiglia con la riduzione degli spostamenti. Ma non è facile dimenarsi tra lavoro e gestione familiare con asili e scuole chiuse e le aziende non ancora preparate a questa nuova modalità di lavoro. Non è, infatti, semplice né quantomeno scontato lavorare e dover gestire in contemporanea uno o più figli, i quali indipendentemente dall’età percepiscono la nostra fretta e il ancor più il fatto di non essere sintonizzati sui loro bisogni e sulle loro necessità.

Ciò detto, se è vero che educazione fa rima con organizzazione con un buon metodo alla base è possibile provare ad impostare precedentemente alcune attività e fare in modo che vi sia sempre “un piano b” e un “piano c”, tenendo sempre conto dell’età e delle specifiche esigenze del bambino. Se il figlio sviluppa una modalità di attaccamento sicura (J. Bowlby) fin da piccolo sarà più facile accettare che la figura materna possa assentarsi per poi tornare tra le sue braccia. Questo movimento spesso sottovalutato è fondamentale per il piccolo per crescere e acquisire progressivamente la sicurezza di cui necessita. Non è facile per la figura materna (nello specifico) accettare il senso di frustrazione del piccolo, aggiunto al forte senso di colpa che l’assenza provoca.

È importante che la coppia genitoriale cerchi di affrontare questo momento con un pensiero consapevole: il bambino anche se piccolo, può essere in grado di gestire brevi momenti di autonomia mediante la scoperta di materiali e attività pensate ad hoc. Ad esempio le attività dei travasi, con tappi o altri materiali, il cestino dei tesori con materiali domestici (E.Golshmied), libretti tattili possono rappresentare dei tentativi per coinvolgere il bambino, incuriosirlo e di conseguenza fare in modo che il processo di autonomia possa migliorare nel tempo, accettando entrambe le figure genitoriali, e di conseguenza la loro assenza. Per favorire questo processo di autonomia occorre una continua capacità di verbalizzazione (spiegare e raccontare al bambino con voce dolce ma incisiva che ognuno fa il suo lavoro per poi ritrovarsi e riabbracciarsi).

Il gioco e la capacità di gioco con sé stesso e con l’ambiente circostante sono innate, ma occorre coltivare e condividere quest’ultima per fare in modo che venga vissuta in modo positivo e costruttivo senza sentirsi disperati e in pezzi se la mamma o il papà sono al telefono o in riunione. I genitori a seconda dell’età dei loro figli possono trasmettere questa modalità aiutandosi a vicenda a gestire la distanza emotiva (se il bambino è autonomo in generale su questo punto sarà più semplice lasciarlo ad una sua attività piuttosto che doverlo tenere in braccio tutto il tempo oppure doverlo lasciare davanti alla Tv o al tablet).

Se si tratta di figli più grandi invece, se da un lato sono in grado di accettare il lavoro dei genitori e i relativi impegni, è bene non essere troppo richiedenti nei loro confronti. Occorre in ogni caso un forte senso di presenza che si manifesta ovviamente in modo differente. Poterli responsabilizzare, facendoli sentire utili anche in alcune mansioni domestiche (rifare il proprio letto, gestire la raccolta differenziata, apparecchiare ecc.) rappresenta un’ottima strategia per favorire il concetto di autonomia e indipendenza fin da piccoli e per far sentire loro il concetto di ‘appartenenza ad una famiglia e comunità e quindi la capacità di sviluppare competenze di vita e di organizzazione utili al processo di crescita da un punto di vista psicosociale.

In generale, se alla base vi è una buona organizzazione, ci si sente più sicuri, anche nell’affrontare i tipici imprevisti, ma inevitabilmente questo ha una forte ripercussione in termine di soddisfazione personale poiché – stanchezza e fatica a parte – ci si può sentire appagati e felici e ciò è fondamentale in termini di benessere dell’intero nucleo familiare e incide inevitabilmente anche sulla modalità di lavorare, affrontare i colleghi ecc.

I bambini non hanno bisogno di genitori perfetti ma autentici; in grado di prendersi le giuste responsabilità anche sbagliando! Lavorare in modalità smart working deve farci ragionare sui nostri limiti e possibilità. Sul fatto che non è possibile sempre fare tutto in modo perfetto ma talvolta è meglio pretendere meno da noi stessi e sapersi concentrare sul qui ed ora. Non ultimo sull’importanza di sentirsi parte di una squadra all’interno della quale è doveroso dividersi i compiti non solo tra genitori ma anche tra i figli. Se un bambino è abituato a stare sia con la figura materna che paterna così come se nella coppia genitoriale ci si ritiene interscambiabili e pronti a interpretare entrambi i ruoli, vi saranno meno difficoltà da un punto di vista logistico ed emotivo.

Per sopravvivere a questa modalità lavorativa con i figli al seguito occorre dunque preparare le famiglie, tutti i tipi di famiglie verso una crescita dei figli indirizzata e improntata sull’autonomia e sulla capacità di stare bene anche se in spazi e ambienti diversi: partendo dalle mura domestiche per poter riuscire a star bene ovunque crescendo e diventando grandi.

Occorre in questo senso una forte simbiosi tra dimensione lavorativa ed esigenze concrete quotidiane di cui ogni famiglia necessita per poter gettare la basi per una buona crescita dei propri figli. Occorre una mentalità flessibile in grado di accogliere l’imprevisto e lo stupore tipico dei bambini; quel saper piangere e ridere insieme, e riuscire a farne un tutt’uno.

In questo periodo di lockdown ad esempio, non potendo svolgere gli incontri abituali di Parenting nelle varie realtà aziendali abbiamo proposto uno «sportello telefonico di supporto psicopedagico a distanza» dove abbiamo potuto ascoltare e proporre idee e suggerimenti per i vari genitori dipendenti alle prese con la gestione della quotidianità dei vari figli. Come proporre un’attività ad un treenne piuttosto che responsabilizzare un preadolescente? Come affrontare il senso di solitudine e di noia tra i bambini? Come spiegare il cambiamento in atto che ha destabilizzato in primis noi adulti?

In campo educativo le risposte si trovano insieme all’interno della dimensione relazionale. È stato fondamentale spiegare ai genitori di mettere in atto non solo la funzione protettiva ma anche la funzione esplicativa: i bambini e i ragazzi vanno preparati a gestire con naturalezza la nuova quotidianità, in vista della ripresa delle scuole e dei servizi educativi e dei rapporti sociali in generale.

Autrici: Marta Stella Bruzzone, Sara Luna Bruzzone

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