Il fenomeno del deep web

La rivoluzione digitale e le nuove sfide della sicurezza

“La rete è il mondo rifatto con i materiali della comunicazione. Con l’avvento dei digital media niente sarà come prima. Una nuova categoria dell’essere si mescolerà alla dimensione tradizionale, modificando le relazioni interpersonali, le abitudini, gli atteggiamenti individuali e i comportamenti collettivi. Ancora non sappiamo le conseguenze che scaturiranno dalle enormi potenzialità che la multimedialità porta con sé”.

La citazione del filosofo francese Pierre Levy richiamata da Gian Maria Fara, Presidente dell’Eurispes autore della prefazione al saggio di Livio Varriale (La Prigione dell’umanità, Minerva Edizioni) tra poco in libreria, può essere utile a innescare una riflessione sulla pervasività di Internet che ha ormai travalicato le originarie finalità comunicative, modellando radicalmente l’universo del lavoro e i ritmi della quotidianità. Viviamo, infatti, tutti dentro il web come in una dimensione omeopatica. Dall’industriale al digitale, stati società e imprese su scala globale, stanno sperimentando un profondo salto di paradigma: il capitale intangibile e giacimenti di know-how grazie ai nuovi strumenti dell’Ict sono, infatti, per la prima volta disponibili su fonti potenzialmente aperte a tutti. Connettività diffusa, Big Data, Internet delle cose, Cloud Computing sono tutti strumenti che oltre a mutare i processi organizzativi e produttivi stanno incidendo profondamente sugli equilibri della società contemporanea. Basti pensare che il 90% dei dati disponibili è stato creato negli ultimi due anni, che i social network permettono già a miliardi di persone di esprimere e comunicare le proprie idee in tutto il mondo alla velocità di un click e che nel 2020 il numero di device connessi alle reti si prevede potrà toccare quota 80 miliardi.

Il lato oscuro della Rete

Esiste infatti un lato oscuro della rete che va sotto la definizione di “deep web”, la “fogna dell’universo parallelo” che nasconde illeciti e atroci nefandezze, che mette in guardia gli specialisti della sicurezza. “Questa altra faccia della luna ha il profilo sinistro di una nera regione dell’illecito, in cui si commerciano armi, si spacciano sostanze stupefacenti, si effettua cyberspionaggio, si fanno circolare medicine fuorilegge, vi si esercita la pedo- pornografia e ogni forma di prostituzione fisica e, quel che è peggio intellettuale”. La parte cosiddetta clear della rete è solo la punta dell’iceberg, una briciola infinitesimale, rispetto a un sommerso crescente, ormai popolato da siti che fanno riferimento a banche, governi, imprese multinazionali, cellule terroristiche, hacker senza scrupoli. Un esercito organizzato, una macchina criminale che si alimenta con scientifica e diabolica rapidità. I fatti più recenti della cronaca hanno dimostrato l’urgenza di questo fenomeno. Il recente ed eclatante caso di “Wannacry” come è noto ha inaspettatamente scandito una sorta di “Day after digitale” senza precedenti che ha messo a nudo le vulnerabilità della digital society. L’Europa e non solo l’Italia si è scoperta impreparata rispetto a un evento che ha evidenziato l’ingenuità e l’impreparazione degli utenti, mostrando la delicatezza di sistemi pubblici che non hanno ancora maturato una omogenea visione del rischio. “Persino l’ultimo recente alert riguardante un software obsoleto capace di mettere a rischio i segreti dell’esercito rendendo vulnerabile gli apparati della difesa può dare l’idea della posta in gioco. Camminiamo tutti su un terremo di seta, sospesi su un baratro in cui potenza tecnologica e fragilità vanno a braccetto. La pericolosa espansione del deep web rende ancora più fosco il quadro fin qui tratteggiato, facendo comprendere l’importanza che dovrà assumere una governance del rischio multilivello, adeguata a sventare minacce sempre più sofisticate. Tutto questo comporterà investimenti crescenti nella formazione di nuove figure professionali. Il security manager avrà l’arduo compito di “tutelare” la trasmissione di una mole crescente di dati e informazioni. Dovrà essere messa a sistema una capacità di gestire pianificazioni, policy e processi, particolarmente complessi. Sempre più rilevanza avranno i Big Data, che richiederanno ai professionisti della security competenze specifiche di Data Analyst.

Tra immunizzazione e adattamento

Lo studio di Varriale dimostra infine, con dovizia di dati, come governance della sicurezza e governance dei sistemi complessi, siano ormai termini che si intrecciano. In un mondo caratterizzato dalla instabilità dove è venuta meno la cultura del controllo, la classe dirigente dovrà in fretta comprendere che le tradizionali strategie di governo dei processi evolutivi della scienza e della tecnologia risulteranno sempre meno efficaci. Sarà decisivo mettere in campo capacità strategica e intuizione nell’intercettare i segnali del cambiamento. L’esperienza più recente insegna che l’azione di contrasto al cyber crimine non potrà risolversi in una risposta meccanica agli attacchi esterni, bisogna piuttosto mettere in atto delle policy che sappiano interpretare i processi “carsici” dell’infezione, che allignano nel “sottosuolo” del deep web.

In conclusione non sembra inopportuno appropriarsi della metafora biologica utilizzata dal linguista e antropologo Gian Paolo Caprettini: “la sicurezza di domani si fonderà sul delicato equilibrio tra due processi: immunizzazione e adattamento. Gli attacchi provengono dal mondo esterno e il soggetto – individuo, stato o impresa che sia – non dovrà fare altro che mettere in moto gli anticorpi per assicurarsi la sopravvivenza. Ma gli anticorpi non sono altro che una rielaborazione di informazione a livello genetico”.

Risulterà decisivo ritrovare un equilibrio tra due forze antagoniste che agitano l’homo-tecnologicus: una spinta centrifuga che lo ha portato e lo porta a conquistare lo spazio uscendo da sé e una forza centripeta che lo induce fatalmente a ripiegarsi a chiudere i ponti con l’esterno, a vivere nella “schiavitù volontaria” di apparati che ne limitano continuamente la libertà. La rete potrà essere un meccanismo di compensazione, la valvola potente che può consentirgli di recuperare i contatti perduti con la vita delle città contemporanee o si trasformerà in una soffocante e subdola prigione? Intanto reale e virtuale si continuano a mescolare nel flusso del web, amplificando la circolarità di un processo esistenziale e psicologico, che rende difficile ogni tentativo di orientamento. Probabilmente dovremo aggiungere un ulteriore significato al termine sicurezza, individuabile nell’esigenza di riequilibrare il rapporto tra l’io e il mondo, tra il “corpo elettronico” e le risorse di creatività di cui ciascuno è originale portatore.

Twitter
Visit Us
LinkedIn
Share
YOUTUBE