Il Garante privacy ha lanciato una nuova pagina informativa per approfondire il Dark Pattern, fenomeno sempre più diffuso, sconosciuto alla maggior parte degli utenti dei servizi digitali.

I Dark Pattern, o “modelli di progettazione ingannevoli”, sono interfacce e percorsi di navigazione progettati per influenzare il comportamento dell’utente affinché intraprenda azioni inconsapevoli o non desiderate – e potenzialmente dannose dal punto della privacy del singolo – ma favorevoli all’interesse della piattaforma o del gestore del servizio.

I Dark Pattern mirano dunque a influenzare il nostro comportamento e possono ostacolare la capacità di proteggere efficacemente i nostri dati personali.

La pagina informativa pubblicata dall’Autorità fa riferimento anche alle recenti Linee Guida dell’EDPB ed è parte di un ampio progetto di informazione e sensibilizzazione sui temi della protezione dei dati, dell’educazione digitale e della sicurezza, per un uso consapevole di Internet e delle nuove tecnologie.

Il 24 febbraio 2023, il Comitato europeo per la protezione dati (EDPB) ha infatti pubblicato le linee guida su come riconoscere ed evitare questi sistemi. Il documento offre raccomandazioni pratiche a gestori dei social media, a designer e utenti su come comportarsi di fronte a queste interfacce che si pongono in violazione del Regolamento europeo in materia di protezione dati.

Le linee guida dell’EDPB individuano sei tipologie riguardo alle quali si può parlare di “modelli di progettazione ingannevoli”:

  • quando gli utenti si trovano di fronte a una enorme numero di richieste, informazioni, opzioni o possibilità finalizzate a spingerli a condividere più dati possibili e consentire involontariamente il trattamento dei dati personali contro le aspettative dell’interessato (overloading)
  • quando le interfacce sono realizzate in modo tale che gli utenti dimentichino o non riflettano su aspetti legati alla protezione dei propri dati (skipping)
  • quando le scelte degli utenti sono influenzate facendo appello alle loro emozioni o usando sollecitazioni visive (stirring)
  • quando gli utenti sono ostacolati o bloccati nel processo di informazione sull’uso dei propri dati o nella gestione dei propri dati (hindering)
  • quando gli utenti acconsentono al trattamento dei propri dati senza capire quali siano le finalità a causa di un’interfaccia incoerente o poco chiara(flickle)
  • quando l’interfaccia è progettata in modo da nascondere le informazioni e gli strumenti di controllo della privacy agli utenti (leftinthedark)

Il Garante per la protezione dei dati personali ricorda che interfacce e informazioni sottoposte agli utenti dovrebbero sempre riflettere fedelmente le conseguenze dell’azione intrapresa ed essere coerenti con il percorso di esperienza-utente.

L’approccio alla progettazione deve essere dunque quello di non mettere in discussione la decisione della persona per indurla a scegliere o mantenere un ambiente meno protettivo nei confronti dei propri dati. Il modello deve invece essere utilizzato per avvisare la persona che una scelta appena compiuta potrebbe comportare rischi per i propri dati e la privacy.

https://www.gpdp.it/home/docweb/-/docweb-display/docweb/9879920

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