La trasformazione digitale, accelerata da fenomeni globali come lo smart working e l’uso crescente di dispositivi IoT, ha aumentato enormemente il flusso di dati in rete. Se da un lato ha reso possibile una connessione globale costante, dall’altro ha inevitabilmente ampliato la superficie di attacco per i cybercriminali, offrendo loro nuove opportunità di intercettare informazioni sensibili.
In questo contesto è emerso un fenomeno preoccupante: l’eavesdropping, una delle minacce più subdole e difficili da rilevare in quanto rappresenta il proverbiale ascolto clandestino di un malintenzionato celato nell’ombra che intercetta dati in transito, compromettendo la confidenzialità delle comunicazioni. Le conseguenze possono riguardare sia le aziende, che rischiano la perdita di dati strategici, sia gli individui, esposti a furti di informazioni personali o finanziarie.
In questo articolo, gli esperti di Cyberment spiegano nel dettaglio cosa sono gli attacchi di eavesdropping e propongono le best practice più efficaci per proteggersi, garantendo la sicurezza digitale in un mondo sempre più connesso.
«Cosa sono gli attacchi eavesdropping?
Sin dagli albori dell’informatica, l’intercettazione dei segnali è stata una tecnica utilizzata per ottenere informazioni riservate. Tuttavia, il fenomeno è cresciuto in modo esponenziale con l’avvento delle reti wireless e dei dispositivi connessi. Un attacco eavesdropping è, per l’appunto, un ascolto clandestino, poiché consiste nell’intercettazione non autorizzata di dati in transito su una rete. Questi attacchi avvengono generalmente senza che le vittime se ne accorgano, sfruttando la vulnerabilità delle connessioni non protette, o intrinseche agli stessi protocolli di comunicazione. Il termine etimologico indica proprio una persona che origlia, elemento che rende chiare le intenzioni malevole della pratica.
La tecnica ha iniziato a diffondersi nei primi ’90, parallelamente all’espansione delle reti digitali e all’uso di protocolli non crittografati, come HTTP e Telnet. Questi, essendo privi delle moderne tecniche di crittografia e sicurezza, trasmettevano i dati in chiaro, rendendo di conseguenza più semplice l’analisi dei pacchetti di dati per gli attori malevoli. Ciò ha portato allo sviluppo di protocolli di comunicazione più sicuri. Uno su tutti l’HTTPS, che utilizza SSL/TLS per creare un canale di comunicazione criptato, proteggendo le informazioni trasmesse da intercettazioni non autorizzate.
Nonostante l’adozione di questi protocolli, molti dispositivi, in particolare nell’ambito dell’Internet of Things (IoT), continuano a trasmettere dati sensibili su canali non sicuri, offrendo nuove opportunità ai cybercriminali. Le conseguenze di un attacco del genere possono essere devastanti. Oltre alla violazione della privacy, che colpisce singoli individui, gli attacchi eavesdropping comportano il furto di credenziali, proprietà intellettuali e informazioni aziendali strategiche. Questo li rende una minaccia particolarmente critica per le organizzazioni, sia dal punto di vista economico che reputazionale, specialmente se si considera l’epoca in cui viviamo. Un periodo storico in cui la sicurezza delle informazioni rappresenta un pilastro fondamentale per la competitività aziendale.
Come funzionano gli attacchi eavesdropping?
Come detto in fase di introduzione, gli attacchi eavesdropping basano il loro funzionamento sull’intercettazione del traffico di rete, sfruttando vulnerabilità nei protocolli di comunicazione o reti mal configurate. L’attore malevolo agisce infiltrandosi tra due o più dispositivi che comunicano tra loro, monitorando il flusso di dati senza che le parti coinvolte ne siano a conoscenza. Questo tipo di attacco si verifica principalmente su reti Wi-Fi pubbliche, dove i pacchetti di dati trasmessi possono essere facilmente intercettati e analizzati. La tecnica più comune per eseguire un attacco di questo tipo è il packet sniffing, che consente di intercettare pacchetti di dati in transito e analizzarne il contenuto, spesso senza lasciare tracce.
L’eavesdropping sfrutta strumenti specifici, come Wireshark e tcpdump, che permettono di analizzare il traffico di rete in tempo reale. Una volta che il traffico viene intercettato, l’attaccante può accedere a informazioni sensibili, come credenziali di accesso, numeri di carte di credito, conversazioni private e dettagli aziendali strategici. L’assenza di crittografia nelle comunicazioni rende particolarmente vulnerabili le reti che utilizzano protocolli datati o mal configurati. Su tutti i già citati HTTP e FTP.
Oltre alle vulnerabilità tecniche, gli attacchi eavesdropping possono verificarsi anche a causa di errori umani. Di questi, i principali responsabili sono la connessione a reti Wi-Fi sconosciute, la mancata configurazione di un protocollo di sicurezza adeguato, o l’utilizzo di dispositivi con firmware non aggiornato. Questi fattori, spesso sottovalutati dagli utenti, amplificano l’efficacia degli attacchi e ne facilitano l’esecuzione. I criminali informatici sfruttano a loro vantaggio un mix di tecnologie avanzate e imprudenza delle vittime, rendendo l’eavesdropping una delle tecniche di attacco più subdole e difficili da rilevare.
Tipologie di attacco eavesdropping
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’eavesdropping non è una tecnica monolitica, ma un insieme di approcci distinti che differiscono per modalità e finalità operative. Questo tipo di attacco si suddivide in due principali categorie: passivo e attivo. Sebbene entrambi condividano l’obiettivo di intercettare comunicazioni riservate, si distinguono sia per livello di interazione con i dati, che per implicazioni in termini di rilevabilità e impatto. Analizziamoli nel dettaglio.
Eavesdropping passivo
L’eavesdropping passivo si verifica nel momento in cui l’attore malevolo si limita a monitorare e intercettare i dati in transito, senza interagire direttamente con essi, né alterarne il contenuto. La loro natura silenziosa li rende estremamente difficili da rilevare, in quanto i pacchetti intercettati non subiscono alcuna modifica. Ciò significa che non si verranno a generare anomalie nel traffico di rete, in grado di far scattare un allarme nei sistemi di intrusion detection (IDS). Informazioni raccolte in un attacco passivo, possono includere credenziali non cifrate, file trasferiti, o intere sessioni di comunicazione come le chat. Una rete Wi-Fi pubblica priva di crittografia WPA2/WPA3 è il terreno più fertile per un attacco eavesdropping passivo, in quanto un criminale informatico può raccogliere dati sensibili semplicemente posizionandosi entro il raggio di copertura.
Eavesdropping attivo
L’eavesdropping attivo, a differenza di quello passivo, prevede un’interazione diretta con i pacchetti di dati trasmessi. Questo tipo di attacco è spesso associato al man-in-the-middle (MITM), in cui il criminale intercetta e modifica il traffico tra due parti in comunicazione. Gli strumenti utilizzati in questi casi includono applicazioni come Ettercap, Cain & Abel e dSploit, che consentono di manipolare i pacchetti in tempo reale.
Un attacco di tipo attivo comporta generalmente:
- Reindirizzamento del traffico: l’aggressore può deviare gli utenti verso siti fraudolenti, ingannandoli con tecniche di DNS Spoofing, o ARP Poisoning.
- Iniezione di malware: i pacchetti in transito possono essere alterati per includere codice dannoso, che viene eseguito automaticamente sui dispositivi delle vittime.
- Interruzione del servizio: in alcuni casi, gli attacchi attivi possono essere utilizzati per interrompere le comunicazioni tra le parti, causando una temporanea indisponibilità del servizio.
Un esempio pratico è rappresentato da attacchi su connessioni HTTPS, che sfruttano certificati TLS fraudolenti o compromessi. Sebbene il protocollo HTTPS sia progettato per garantire la sicurezza delle comunicazioni, un’aggressione ben orchestrata può aggirare la protezione, specialmente se l’utente ignora i messaggi di avviso sul certificato.
Best practices contro gli attacchi eavesdropping
Per proteggersi efficacemente dagli attacchi di eavesdropping, è fondamentale adottare una serie di misure preventive che riguardano sia la configurazione della rete che il comportamento degli utenti. Di seguito, sono suggerite alcune pratiche per ridurre il rischio di una loro insorgenza.
- Utilizzare protocolli sicuri di crittografia.
Protocolli sicuri come HTTPS, SSH e TLS garantiscono la trasmissione protetta dei dati sensibili. La crittografia non solo impedisce la lettura da parte di terzi, ma ne impedisce anche la manipolazione.
- Impostare reti Wi-Fi sicure.
Mediante l’uso di protocolli di cifratura avanzati, come WPA2 e WPA3, si può impostare una connessione di rete sicura. A ciò deve essere aggiunta una password complessa per l’accesso alla rete, evitando l’uso di credenziali facilmente indovinabili o comuni.
- Monitorare attivamente il traffico di rete.
L’analisi del traffico consente di individuare eventuali segnali di attacco. Ecco perché ci si dovrebbe dotare di soluzioni di intrusion detection (IDS) e intrusion prevention (IPS), al fine di monitorare costantemente il traffico di rete e rilevare anomalie in tempo reale. In tal modo, è possibile stroncare sul nascere l’insorgenza di un attacco eavesdropping.
- Formare gli utenti alla sicurezza informatica.
Poiché gli utenti sono il bersaglio principale di qualsiasi attacco, è bene educarli sulle best practices di sicurezza. Sensibilizzarli sul riconoscimento di certificati SSL/TLS validi e sull’evitare una connessione Wi-Fi pubblica, sono solo alcuni dei temi più indicati in termini di formazione.
- Aggiornare sempre e costantemente i software di sistema e i protocolli di sicurezza.
Tutti i dispositivi e i software di uso quotidiano devono essere sempre aggiornati. Le patch di sicurezza vanno applicate nel momento stesso in cui il rispettivo produttore le rilascia. Questa pratica scongiura l’insorgenza di un attacco eavesdropping, in quanto esso fa anche leva su hardware e software non aggiornati.
In conclusione
Gli attacchi eavesdropping sono una minaccia molto insidiosa e pericolosa, specialmente nella realtà in cui viviamo e lavoriamo. Sebbene le tecnologie e le pratiche di sicurezza siano evolute, il rischio di intercettazioni rimane elevato, soprattutto in presenza di reti non protette, o dispositivi vulnerabili. Ecco perché si devono adottare le giuste contromisure per garantire la privacy e la sicurezza delle nostre identità digitali. Tuttavia, ciò non è sufficiente, in quanto il punto più vulnerabile di tutta la catena, siamo sempre noi: gli utenti finali. Per cui è fondamentale mantenere alta la guardia, poiché ogni nostra minima negligenza, spalanca le porte alle mire dei cybercriminali.
Questo nostro mondo digitale è più affascinante di quanto possiamo immaginare, ma anche più pericoloso di quanto possiamo credere.»
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