L’attacco ransomware alla SIAE, che ha visto violati i dati di molti artisti, insegna che non sempre il cybercrime paga e che il ricatto non sempre funziona.

Il gruppo cyber criminale dietro Everest ha ricattato gli artisti e tentato di vendere il database rubato ma il tutto invano: nonostante la pubblicazione dei continui “sconti”, nessuno lo compra.

Dapprima sono stati inviati messaggi agli artisti in cui si chiedeva loro un riscatto per non vedere pubblicati i propri dati. La risposta delle potenziali vittime è stata imprevista per i criminali informatici: si sono rifiutati di pagare.

Non solo, alcune vittime hanno chiesto provocatoriamente ai criminali, dato che questi ultimi possedevano gli Iban, di effettuare un bonifico sui loro conti correnti.

Il secondo tentativo è stato quello di provare a vendere il database rubato. Anche qui, però, è andata decisamente male ai criminali. “partiti da una richiesta di 3 milioni $ in BTC, è stato messo in vendita a 500mila $, poi scesi a 300mila $, ulteriormente scontati a 150mila $ e, infine, è apparso un “demoralizzato” “The database is on sale”.

 

https://www.difesaesicurezza.com/cyber/lattacco-ransomware-alla-siae-conferma-che-non-sempre-il-cybercrime-paga/

 

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