Di quanto aumenterebbe la produttività, se sul lavoro potessimo completamente staccarci da ogni altro pensiero?

Un lutto, un dolore, una preoccupazione familiare, una bolletta da pagare: tutto cancellato per otto ore al giorno, nessuna distrazione, la mente totalmente concentrata sulle mansioni d’ufficio. E allo stesso modo, quando si esce, ci si dimentica completamente di quello che si è fatto in ufficio, del proprio lavoro, persino di chi siano i propri colleghi… un sogno o una distopia?

Forse entrambe le cose, a seconda dei punti di vista: un sogno magari per i datori di lavoro, che si ritrovano impiegati profondamente dediti al lavoro con nient’altro in mente (e magari senza rischi che in quella stessa mente si portino segreti d’ufficio o industriali, una volta usciti), una distopia per chi sa immaginare i possibili sviluppi negativi di una situazione del genere che è la trama di Severance, serie Apple TV+ che fonde il drammatico, il thriller e la fantascienza, diretta da Ben Stiller (primi tre e ultimi tre episodi di nove) e Aoife McArdle (i tre episodi centrali). Una potente multinazionale richiede ai suoi impiegati di sottoporsi a una avveniristica operazione chirurgica che permette la “severance”, la scissione tra due parti del cervello che diventano compartimenti stagni: tutto ciò che riguarda il lavoro da una parte, tutto ciò che riguarda la vita privata nell’altra. Un chip nel cervello si attiva ogni volta che varcano la porta dell’ufficio per entrare o uscire dal lavoro e “spegne” la parte che in quel momento non serve (quella privata quando si entra in ufficio, quella lavorativa quando se ne esce).

Questa è la vita di Mark Scout (Adam Scott), impiegato della potente azienda. Sembra tutto perfetto, ma una serie di misteri coinvolge e stravolge le vite di chi gravita intorno all’azienda e al suo ufficio, mentre i ricordi delle due parti del cervello del protagonista iniziano a mescolarsi: Mark si ritroverà a indagare, ma facendolo sia in orario di lavoro che fuori ed essendo un uomo “scisso”, lo farà con strategie e sistemi totalmente diversi a seconda di quale sua parte in quel momento predomina, fino quasi a far sembrare che di “investigatori” ce ne siano due. Intrigante e coinvolgente, la serie Apple TV+ è in grado anche di inquietare.

Non sono solo i colpi di scena, i plot twist, il crescere del thrilling e della tensione a catturare lo spettatore, quanto il senso di angoscia e quasi di claustrofobia che può prendere in certe scene, come quando ad esempio Mark piange in automobile per un suo dolore privato ma nel giro di pochi secondi, una volta varcata la soglia del suo ufficio alla Lumon, si attiva il suo chip, lui dimentica completamente che stesse piangendo e il perché, e diventa un gioviale e allegro impiegato per quegli stessi colleghi di lavoro di cui poi, quando uscirà dall’ufficio, neanche ricorderà l’esistenza. Profonda è la critica sociale di una serie che dunque si inserisce nell’ormai ricchissimo filone delle distopie non troppo lontane nel futuro da noi. Impreziosita anche dalla presenza di attori del calibro di John Turturro, Patricia Arquette e Christopher Walken, Severance ha raccolto un meritatissimo successo di pubblico e di critica, incarnando alcuni timori inconsci che arrovellano la società moderna e soprattutto il futuro a cui potrebbe andare incontro

 

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