La Nato lancerà ad aprile 2023 il primo bando per startup di Diana, l’acceleratore dell’Alleanza per reclutare imprese innovative in tecnologie di frontiera come intelligenza artificiale e robotica al servizio della difesa. Ad annunciare la data David van Weel, assistente segretario generale dell’Organizzazione del trattato dell’Atlantico del nord per le sfide emergenti della sicurezza.

Diana, acronimo per acceleratore di innovazione nella difesa per l’Atlantico del nord e nome del programma varato nell’ottobre 2021 dall’Alleanza, vuole essere lo strumento con cui la Nato seleziona, finanzia e fa crescere startup impegnate a sviluppare tecnologie dirompenti, in ambiti come la robotica, la sicurezza informatica, i computer quantistici o le biotecnologie. In tandem con Diana anche un fondo per l’innovazione da un miliardo di euro che funzionerà come un “fondo dei fondi” per convogliare risorse sulle startup prescelte e, nelle intenzioni della Nato, frapporsi agli appetiti di imprese e Stati fuori dal perimetro dell’alleanza.

Intervenendo a Nato Edge, la prima conferenza su tecnologia e innovazione organizzata dall’Agenzia per le comunicazioni e l’informazione della Nato (Ncia), van Weel, che svolge anche il compito temporaneo di direttore generale di Diana, ha annunciato che “Diana lancerà la sua prima sfida ad aprile 2023”. “Diana – ha aggiunto van Weel – potrà avvalersi di una rete di 63 centri per test e 9 siti per l’accelerazione”.

In Italia la Nato ha reclutato le Officine grandi riparazioni (Ogr) di Torino, come acceleratore di imprese. Mentre i centri della Marina militare, La Spezia e il Centro italiano ricerche aerospaziali di Capua, serviranno per le fasi dei test.

“Quella di aprile è la prima di tre gare che contiamo di lanciare nel 2023 – ha comunicato van Weel a Wired a margine di Nato Edge -. I temi devono essere ancora decisi. Saranno gli alleati a fornirci gli indirizzi strategici per strutturare le sfide”. Detto altrimenti, gli Stati fisseranno i settori in cui Diana dovrà reclutare innovatori e l’acceleratore sbrigherà le pratiche per lanciare il bando e selezionare le imprese da sostenere. Tra i settori su cui l’acceleratore dell’Alleanza dovrà concentrarsi per colmare i gap con altri Paesi del mondo e assicurare ai governi del Patto nord-atlantico un primato tecnologico: intelligenza artificiale, sicurezza informatica, quantum computing, aerospazio, droni, cloud, biotecnologie e altro ancora.

“Presidiare la frontiera dell’innovazione tecnologica non è un’opzione – ha detto il funzionario – Dobbiamo ripensare il modo di fare business, perché è chiaro oggi che la tecnologia non è più sostenuta dal settore pubblico, ma da quello privato per il mercato civile”. Oltre a una risposta allo scenario esterno, e in particolare all’accelerata di Mosca e Pechino in campi come l’intelligenza artificiale e i missili ipersonici, come spiegato dall’ammiraglio Rob Bauer, che presiede il consiglio militare della Nato, Diana è anche un test interno.

Un modo diverso di fare affari per l’Alleanza – spiega a Wired una fonte interna a Ncia su garanzia di anonimato, finora passata da complessi appalti e una burocrazia che secondo molte delle imprese invitate a Mons, capoluogo della provincia vallona dell’Hainaut, non sono più adeguati ai tempi dell’innovazione. Se Diana funzionerà “ucciderà i dinosauri. Altrimenti, sarà considerata un test non riuscito”. Da vincere ci sono in particolare la resistenza della politica e le consuete diffidenze degli alleati sui fornitori a cui assegnare le fette di torta più grandi. Anche le aziende scalpitano in quanto Diana fa gola.

 

https://www.wired.it/article/nato-call-startup-diana-aprile-2023/

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